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04 Maggio 2016 - 11:45
A Torino cinque candidati sindaco sui 14 totali hanno dato forfait questa sera al primo faccia a faccia pubblico con tutti gli aspiranti primi cittadini, organizzato dall'Ordine degli Architetti.
Alcuni, come l'azzurro Osvaldo Napoli, avevano avvertito gli organizzatori di non poter partecipare. Altri, come Chiara Appendino (M5s) e l'ex leader Fiom Giorgio Airaudo (Torino in Comune), hanno scatenato una piccola polemica. Entrambi avrebbero voluto far parlare al loro posto degli esperti in materia, coloro che ciascuno dei due ha designato come futuro assessore all'Urbanistica in caso di vittoria. La prima adducendo motivi di salute, il secondo asserendo di non essere un tuttologo. Al diniego degli organizzatori Airaudo, che si era comunque presentato, ha lasciato la sala in segno di protesta.
Considerata l'assenza anche di Guglielmo Del Pero della lista civica SiAmo Torino e Roberto Usseglio di Forza Nuova, al Toolbox di via Agostino da Montefeltro sono rimasti a confrontarsi con gli architetti sul futuro architettonico della città gli altri 9 candidati: oltre al sindaco uscente Piero Fassino, anche Alessio Ariotto (Partito Comunista dei Lavoratori), Anna Battista (Partito Nazionale del Basta), Pier Carlo Devoto (lista La Piazza), Mario Levi (Idv), Alberto Morano (Lega, Fdi e lista civica), Marco Rizzo (Partito Comunista), Roberto Rosso (otto liste moderate-democratiche-cristiane), Roberto Salerno (Movimento Sociale Destra Nazionale). Fassino ha sottolineato come "la trasformazione urbanistica avvenuta a Torino con il recupero di 10 milioni di metri quadrati di aree industriali dismesse sia stata il motore del cambiamento della città". Si sono così poste le basi, ha spiegato, per la costruzione dell'attuale "Torino policentrica e senza periferie". Nei prossimi anni "l'obiettivo - ha annunciato - è consolidare questo profilo plurale con interventi che vadano nella stessa direzione finora percorsa".
Essendo l'urbanistica il tema dell'incontro, il dibattito si è incentrato soprattutto sulla dialettica centro-periferie.
Anche se Ariotto ha auspicato "la rivoluzione di una Torino dalla quale le auto devono scomparire", Battista ha suggerito "l'uso delle caserme per alloggiare le persone che non possono più permettersi una casa", Devoto ha chiesto "più coraggio nella riqualificazione del territorio". Levi ha sostenuto che "il piano regolatore di Torino è datato", auspicando una città "nella quale la differenza fra centro e periferie non esista".
Morano ha detto che "si devono recuperare gli edifici fatiscenti delle periferie affidando agli architetti il compito di progettare costruzioni con un'anima". Rizzo ha sostenuto che "fare del capoluogo piemontese una Disneyland per turisti non risolve i problemi". E' necessario piuttosto "forzare l'orizzonte europeo uscendo dal patto di stabilità, in modo da ottenere le risorse indispensabili per fare cambiamenti radicali". Rosso ha parlato delle periferie come di "dormitori intorno ai grandi centri commerciali", ipotizzando di erigere "targhe per segnalare i bravi architetti, ma anche i cattivi".
Per Salerno "le periferie torinesi sono oggi peggio di 50 anni fa, si dovrebbero dare agli architetti le chiavi della città - ha sostenuto - perché la ricostruiscano a misura umana".
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