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28 Aprile 2016 - 14:50
Celle
Nelle carceri piemontesi il tasso medio di sovraffollamento è inferiore a quello nazionale, il 110% in Italia contro una situazione regionale di 95 presenze ogni 100 posti disponibili. Una media, però, "che non rende l'idea della reale situazione a macchia di leopardo con istituti che ospitano pochi detenuti e altri in sovraffollamento, Torino, Alessandria San Michele e in particolare Asti con un tasso del 138%". A evidenziarlo il Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Bruno Mellano, che ha presentato il suo rapporto annuale e il rapporto Antigone sulla situazione delle carceri italiane.
"Il sovraffollamento - aggiunge - ha lasciato un depauperamento strutturale e logistico a cui si unisce quello delle risorse umane, soprattutto educatori e assistenti sociali che devono essere la base di progetti che tacchino il quotidiano". Fra i temi quello della salute e del lavoro, di come vengono impegnate le 8 ore che il 95% dei detenuti passano fuori dalla cella. "Per poter lavorare sulla pena - dice il provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria Luigi Pagano - avremmo bisogno di destrutturare i vecchi istituti e crearne di nuovi con una architettura e una tipologia totalmente diverse".
Nelle 13 carceri piemontesi, a fronte di una capienza di 3 mila 842 posti, sono 3 mila 691 i detenuti presenti di cui 135 donne e 1.545 stranieri. Situazioni di sovraffollamento si registrano in particolare a Torino per i detenuti uomini, 1.164 contro una capienza regolamentare di 1.033 posti, e Asti, con 290 presenze per una capienza di 207 posti. Numeri che hanno registrato un calo negli ultimi anni, ma con una tendenza che si sta invertendo.
"Dal 2010 al 2015 - dice Mellano - c'è stata una diminuzione consistente, da oltre 5 mila a poco più di 3.600 detenuti. Ma negli ultimi 3 mesi si sta registrando un aumento delle presenze, un segno preoccupante". Un aumento "che non corrisponde però a un incremento dei reati, al contrario" precisa il coordinatore dell'Osservatorio Antigone, Giovanni Torrente, che parla di un "clima mutato con nuove istanze repressive che dominano rispetto a quelle garantiste. E questo - aggiunge - incide sulle condizioni detentive". Da parte del provveditore Pagano, che esprime apprezzamento per il lavoro del ministro Andrea Orlando con gli Stati Generali dell'esecuzione penale, "bisogna trovare le pene alternative al carcere, che lo bypassino nei casi in cui sia possibile farlo".
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