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TORINO. Titolari di una boutique spiavano ereditiera per derubarla. Arrestate

TORINO. Titolari di una boutique spiavano ereditiera per derubarla. Arrestate

Ladri

Le titolari della boutique divenute amiche dell'affezionata e facoltosa cliente erano complici dei ladri che hanno svaligiato la casa della donna. Un colpo da oltre 7 milioni di euro, nel centro di Torino: denaro, gioielli e pezzi d'antiquariato svaniti nel nulla. A rubarli dalla cassaforte, nel settembre scorso, mentre la padrona di casa era in vacanza, erano stati il fidanzato della commerciante più giovane, Denis Jovanovic, serbo di 39 anni, e un albanese conosciuto in carcere, Zef Zefi, 41 anni. Ma a fornire ai due uomini le indicazioni essenziali per un colpo ricco e senza rischi erano state Sylvie Lanza, 41 anni, e la madre Maddalena Rizzi, 63, che fino a ieri gestivano un negozio di abbigliamento, il Samsara. Erano riuscite a procurare ai due autori del furto anche un mazzo di chiavi di casa della cliente. A risolvere il caso sono stati la Squadra Mobile ed il sostituto procuratore Andrea Padalino, che in sei mesi di indagini hanno ricostruito i ruoli del gruppo che ha messo a segno uno dei colpi in appartamento più clamorosi degli ultimi anni a Torino. I due uomini e le donne complici sono stati arrestati: le misure cautelari sono state firmate dal gip Stefano Vitelli. La boutique si trova nella stessa via, una delle più eleganti del centro di Torino, in cui abita la vittima. Erano diventate sue amiche e si erano recate a casa sua più volte allo scopo di farle provare degli abiti, ma in realtà quelle visite erano sopralluoghi allo scopo di descrivere l'appartamento e dare indicazioni a chi avrebbe compiuto materialmente il furto. In pratica, dalla boutique spiavano le abitudini dell'ereditiera. Secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, Zefi è stato l'autore materiale del furto (forse con complici che ancora non sono stati individuati) e aveva conosciuto Jovanovic, che ha fatto da tramite tra lui e le negozianti, proprio in carcere, dove entrambi erano stati detenuti per reati contro il patrimonio. A portare la Squadra Mobile sulle tracce delle due negozianti è stata la mancanza di scasso: la porta di casa era stata aperta senza effrazione e così anche la cassaforte, che i ladri avevano individuato, raggiunto e forzato senza alcuna difficoltà, segno che qualcuno che aveva accesso all'appartamento aveva necessariamente dato loro indicazioni precise. La chiave della cassaforte, in particolare, era nascosta in un armadietto dietro un pannello rimovibile. Inoltre, il giorno prima del furto la chiave dell'appartamento dell'ereditiera era stata rubata dalla casa di una domestica, anche lei fuori Torino per un matrimonio. Proprio le due titolari della boutique si erano offerte di prepararle un abito da cerimonia, acquisendo informazioni sulla sua assenza e su quella della facoltosa cliente.
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