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25 Marzo 2016 - 09:55
NO tav
Le folate offensive dei No Tav in Valle di Susa non hanno un "disegno unitario". Gli attacchi al cantiere, le molotov, i fuochi artificiali, i blocchi stradali, i danneggiamenti e le intimidazioni non sono i tasselli di un unico piano eversivo: al contrario, sono una "variegata e assai poco omogenea congerie di fatti" che non si devono "confondere con fenomeni di partecipazione diretta e democratica di un movimento pacifico". Così la Corte d'assise d'appello di Torino rilegge la lotta contro il supertreno ad alta velocità.
L'occasione sono le motivazioni della sentenza con cui i giudici, lo scorso dicembre, hanno assolto quattro anarchici simpatizzanti No Tav dall'accusa di terrorismo (confermando le condanne a tre anni e mezzo per reati minori). Al vaglio del processo c'era l'assalto del 14 maggio 2013, condotto da un commando di una ventina di incappucciati: scoppiò un incendio che distrusse un macchinario. La cura con cui era stata pianificata l'azione portò le autorità a potenziare le misure di protezione del "fortino". La sera stessa il ministro Angelino Alfano si precipitò a Torino per una riunione straordinaria del Comitato per l'ordine e la sicurezza.
La procura di Torino aveva contestato il terrorismo: quell'attacco, che si inseriva in mezzo a una lunga catena di episodi, aveva l'obiettivo di costringere l'Italia a rinunciare al progetto Tav, con "grave danno" per lo Stato. I giudici sono stati di avviso diverso: a mancare è proprio il "contesto". Non ci sono le prove per dimostrare che i quattro imputati abbiano agito nella piena consapevolezza dell'esistenza di filo conduttore che leghi tutte le azioni grandi e piccole contro il Tav.
Non basta. Da un passaggio delle motivazioni trapela che i giudici non sono convinti che quell'attacco del 2013 sia stato il colpo più duro messo a segno dai No Tav. "Le più significative e allarmanti azioni - scrivono - hanno avuto luogo successivamente all'episodio contestato agli imputati, e non risulta che siano state realizzate in esecuzione di un disegno unitario preordinato". Quali siano queste azioni, il documento non lo dice. Lasciando nella perplessità magistratura inquirente e forze di polizia.
I quattro anarchici hanno rivendicato con orgoglio la partecipazione all'attacco. I giudici, comunque, hanno confermato le attenuanti generiche perché dalla loro "condotta di vita non traspare una particolare pericolosità sociale".
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