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25 Febbraio 2016 - 10:56
carabinieri
Una lite a suon di botte tra due pensionati, per una sigaretta accesa in un luogo per non fumatori, si è tramutata in tragedia con uno morto e l'altro in carcere con l'accusa di omicidio. E' accaduto ieri pomeriggio in un bar di Torino, il Fortino. Vittima Raffaele Carretta, 69 anni, ex brigadiere dei carabinieri, che Vito Di Dia, 62 anni, ex operaio di una ditta di installazione di insegne, aveva redarguito appena lo ha visto entrare nel locale con la sigaretta accesa: "Qui non si può fumare - gli avrebbe detto - devi uscire subito".
E mentre Di Dia stava giocando a scala 40, l'altro, in un primo momento, ha accettato quell'invito perentorio, ma dopo qualche minuto è rientrato, affrontando il rivale a denti stretti. Ne è nata una scazzottata, finita con Di Dia che ha lasciato il locale e l'ex carabiniere, colpito più volte in testa, che è andato a lavarsi in bagno. Appena uscito, però, ha perso i sensi. Inutili i soccorsi dei numerosi clienti, due dei quali hanno tentato di praticargli il massaggio cardiaco, e dei sanitari del 118: l'uomo è morto quasi subito. Di Dia, nel frattempo, era tornato a casa, dove è stato arrestato in serata dai carabinieri: non si era reso conto di avergli fatto tanto male.
Ora sulla sua testa pende l'accusa di omicidio, anche se toccherà al pm Valerio Longi, che coordina l'indagine, accertare se sia stato volontario o preterintenzionale. Il magistrato ha disposto l'autopsia, che svelerà se Carretta è morto per le percosse subite oppure per un malore successivo alla zuffa. Per il momento Di Dia, difeso dall'avvocato Cosimo Palumbo, si trova in carcere in attesa di essere ascoltato dal magistrato.
Le testimonianze raccolte dai carabinieri hanno permesso di accertare che il motivo della lite è stata proprio la sigaretta fumata dalla vittima, che tutti nel bar chiamavano affettuosamente 'il maresciallo'. "Erano due brave persone - dicono alcuni avventori del bar il giorno dopo l'accaduto - e adesso uno è morto e l'altro dovrà vivere per sempre con il rimorso, al di là delle conseguenze giudiziarie. Di Dia, poi, lo conoscevamo fin da ragazzo: è nato in questo quartiere ed è vissuto qui fino a quando si è trasferito a Settimo Torinese. Ma non ha mai smesso di frequentare questo bar per giocare a carte con gli amici".
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