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TORINO. Teatro: Morte di Danton, la fragilità delle rivoluzioni

TORINO. Teatro: Morte di Danton, la fragilità delle rivoluzioni

E' una sorta di processo all'estremismo e al populismo come derive della rivoluzione, ma anche l'amara constatazione, attraverso la storia, dell'impossibilità dell'uomo di vincere le ingiustizie, l'ultimo lavoro di Mario Martone 'Morte di Danton', tratto dal capolavoro di Georg Buchner, in scena al Teatro Carignano di Torino dal 9 al 28 febbraio.

Un allestimento grandioso, frutto di un lavoro puntuale e partecipato su un testo molto profondo scritto da Buchner all'età di 22 anni, "uno spettacolo straordinario, sul valore e sulla difficoltà della politica - ha detto il sindaco Piero Fassino, tra i primi ad assistervi - che sarebbe bello vedessero in tanti. Uno spettacolo dai forti messaggi politici, civili, di grande attualità, uno spettacolo che rimarrà nella storia delle migliori produzioni del Teatro Stabile di Torino. Tre ore e mezzo senza un attimo di noia, con ritmo sempre serrato".

Una messa in scena riuscita sotto più profili, grazie anche ad interpreti molto felici, primi tra tutti il corpulento Giuseppe Battiston nel ruolo di Danton e Paolo Pierobon, in quello di Robespierre, capace, in modo arguto, di coinvolgere sempre il pubblico. Gli attori scendono spesso dal palco per recitare tra le fila degli spettatori, la musica e i 'rumori' di scena tengono sempre alta l'attenzione, come i continui e affascinanti movimenti delle quinte. Non mancano neppure scene piccanti e nudi integrali per rappresentare la lussuria e la lascivia di certa borghesia, e c'è pure un vero neonato a significare il senso della famiglia. Per non dire della gigantesca ghigliottina della scena finale, che mette fine a Danton e ai suoi. In un crescendo emotivo che coinvolge il pubblico già catturato dal testo che non lascia indifferenti: la rivoluzione francese rappresenta per la cultura occidentale uno spartiacque, "la fine dell'innocenza", dice Martone. "Arrivo a questo testo - scrive il regista nelle note di regia - dopo 'Noi credevamo' e i lavori su Leopardi. Un lungo laboratorio, in gran parte torinese, sulla storia e sulla visione che della storia aveva Leopardi, che costituisce oggi la mia via di accesso ai labirinti del testo di Buchner. Mi commuove in questo testo la fragilità. Sembra un paradosso, trattandosi di vicende che raccontano i protagonisti di un tempo in cui si è sprigionata una forza di cui ancora oggi sentiamo la spinta. Eppure nessuno di quegli uomini ha potuto sottrarsi, oltre che alla ghigliottina, alla verifica delle propria impossibilità di invertire la rotta del genere umano, nonché di porre rimedio all'ingiustizia che da sempre regna sovrana".

'Morte di Danton' sarà poi al Piccolo di Milano e al Lac di Lugano per poi andare in tour nei teatri italiani. In questi giorni è uscita in libreria, edita da Einaudi, la nuova traduzione del testo, di Anita Raja, usata da Martone.

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