TORINO. Nomadi: da sopralluogo emergono nuovi abusi edilizi
05 Febbraio 2016 - 19:54
Nuovi abusi edilizi sarebbero emersi nel corso di un sopralluogo della polizia municipale in corso Vigevano, a Torino, negli alloggi che erano state assegnati ad alcuni dei rom sgomberati dal campo nomadi di Lungo Stura Lazio. L'accertamento è stato svolto nel quadro dell'inchiesta di procura, polizia giudiziaria e guardia di finanza che ieri è sfociata in tre avvisi di garanzia e sedici perquisizioni a Torino, Cuneo e Roma. Gli alloggi, che secondo le indagini del pm Andrea Padalino presentano problemi di abitabilità, sono gestiti da una società riconducibile a uno degli indagati, Giorgio Molino, 74 anni, soprannominato nelle cronache cittadine come "ras delle soffitte". Il complesso abitativo era già stato al centro di un processo per abusi edilizi nel 2012. Molino dichiarò di avere sanato la situazione e venne prosciolto anche sulla base delle testimonianze di pubblici ufficiali. In procura, però, stanno riesaminando il fascicolo: l'opinione degli investigatori è che il condono non fu completo. In ogni caso la sentenza è ormai definitiva e non può essere rivisitata. L'inchiesta del pm Padalino si concentra su un appalto affidato nel 2013 dal Comune di Torino a un consorzio di imprese: si trattava di trovare soluzioni abitative e percorsi di inserimento per i rom sgomberati dal campo di Lungo Stura Lazio. Il consorzio, secondo le indagini, si aggiudicò la gara affermando - contrariamente al vero - di poter contare su una serie di strutture. Aveva citato, per esempio, un terreno a Settimo Torinese (su cui realizzare una specie di camping) messo a disposizione dall'allora sindaco Aldo Corgiat: in realtà, sempre secondo le indagini, né i proprietari dell'area né gli uffici comunali della cittadina erano al corrente dell'operazione. E aveva sostenuto che un residence, sempre a Settimo Torinese, aveva pronti alcuni appartamenti: il responsabile, un militante della Lega Nord, quando è stato ascoltato dagli investigatori ha affermato di essere all'oscuro che si trattava di ospitare dei rom. Solo dopo l'assegnazione della gara sarebbe entrato in scena il complesso di abitazioni di corso Vigevano, grazie a un accordo con la Consulta cittadina per gli immigrati, per l'accoglienza di 38 nuclei familiari.
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