La riforma della giustizia "non può più attendere" ma forse è arrivato "il momento favorevole" perché il rapporto fra politica e magistratura è migliorato. E' finita, almeno, l'epoca "degli eccessi e delle pesanti ingiurie" contro le toghe da parte di "esponenti politici di primo piano". Questo il messaggio che lancia Arturo Soprano, presidente della Corte d'appello di Torino, inaugurando l'anno giudiziario. Un cauto segnale di ottimismo in un momento in cui, comunque, le difficoltà restano notevoli. E non soltanto per le farraginosità delle procedure (a cominciare dall'"illogico sistema della prescrizione"). "Basta addentrarsi nei corridoi del Palazzo di giustizia - spiega - per vedere come la mancanza di mezzi e di risorse costringa magistrati e cancellieri a lavorare in condizioni di estremo disagio: ambienti angusti e polverosi, pile di fascicoli accatastati persino a terra. Una situazione al limite della sicurezza personale e igienica". Il punto, spiega Soprano, è che la stagione delle riforme inaugurata dal governo Renzi è rimasta "priva di riscontri negli uffici giudiziari", dove peraltro era "impossibile tagliare altre spese" e dove "le riduzioni del personale, fatte in passato, hanno già creato danni irreparabili". Soprano difende i colleghi ("non è accettabile che i ritardi vengano addebitati a fantasiose neghittosità dei magistrati"), critica la pubblica amministrazione ("è una delle principali cause di accrescimento del contenzioso") ed elenca una serie di possibili rimedi: in larga misura si tratta di interventi legislativi sul codice di procedura. L'Avvocato generale del Piemonte, Giorgio Vitari, dopo avere denunciato che "a Torino le pendenze penali sono catastrofiche e i tempi di fissazione delle prime udienze sono inaccettabili", propone un altro punto di vista: "Per recuperare efficienza possiamo cominciare noi, trovando delle soluzioni all'interno degli uffici. I margini di miglioramento di sono". Ma aggiunge: "Abbreviare i tempi della giustizia è un'ossessione sbagliata. Non ci serve un magistrato-criceto che si limita a correre. Dobbiamo seguire la via del 'fare bene nel tempo necessario'". Si discosta da Soprano anche Francesco Pelosi, presidente dell'Anm piemontese, in materia di rapporti con una politica che individua "nei magistrati le cause delle inefficienze del sistema, alimentando sentimenti di sfiducia nei cittadini. Il tutto, ultimamente, condito dai tweet promozionali e dai 'brividi di paura' del Presidente del Consiglio". Quanto alla criminalità, in Piemonte preoccupa quella organizzata, che - dice Soprano - tende a "dilagare a macchia d'olio in ogni settore produttivo". Bande nuove, che alle "caratteristiche autoctone" abbinano "metodi mafiosi moderni" approfittando di una "imprevista disponibilità della delinquenza economica". Restano "numerosi" i reati di spaccio, dove i minorenni giocano il ruolo dei pusher dividendosi per aree di provenienza: gli africani trattano cocaina, i magrebini hashish e qualche volta eroina, mentre gli italiani (maggiorenni) si dedicano allo smercio di ecstasy e droghe leggere in scuole e discoteche. Interviene anche Francesco Saluzzo, nuovo procuratore generale del Piemonte: "Il mio sarà un ufficio fortemente impegnato. Non si speri in una struttura che faccia dell''elogio della calma' il suo motto".
Anno giudiziario:boom cause anti banche, flop controlli
A Milano aumentano le cause dei correntisti e dei risparmiatori contro gli istituti di credito, a Siena crescono le bancarotte e anche nelle Marche si cominciano a sentire gli effetti del dissesto di Banca Marche sul tessuto produttivo e sullo sviluppo stesso della regione. Ad accendere un faro sull'emergenza banche, alcune delle relazioni che i presidenti delle Corti d'appello e i procuratori generali hanno tenuto nelle cerimonie di inaugurazione dell'anno giudiziario. Non una semplice presa d'atto di quello che sta accadendo, ma anche una denuncia dei controlli interni inefficaci e della scarsa attenzione riservata a queste vicende da istituzioni, politica e stampa. Che il rapporto di fiducia nei confronti delle banche si sia incrinato lo dimostrano i dati del capoluogo lombardo: sono pendenti, ha segnalato il presidente facente funzioni della Corte d'appello, Marta Chiara Malacarne, 57 procedimenti tra cause bancarie e di intermediazione finanziaria intentati da risparmiatori che lamentano soprattutto di non essere stati sufficientemente informati sull'adeguatezza degli investimenti, sulla "rischiosità dei prodotti proposti". Un numero "rilevante" che si accompagna alla crescita delle bancarotte e di un altro fenomeno diverso, legato all'Expo: l'incremento del 40% delle controversie civili tra società italiane ed estere. A Siena il dato più vistoso è l' aumento dei reati fallimentari, che c'è stato "anche in conseguenza delle ricadute negative della gravissima situazione finanziaria della Banca Monte dei Paschi di Siena", come ha evidenziato il Pg facente funzioni di Firenze, Francesco D'Andrea. I dati li ha forniti il procuratore di Siena, Salvatore Vitello: nel 2015 i fallimenti dichiarati sono stati 57 contro i 48 del 2014 e i 35 del 2013. E i reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale sono schizzati a 25 dai 16 dell'anno precedente. La reprimenda più dura, anche nei confronti di Bankitalia, è arrivata dal Pg di Ancona Vincenzo Macrì: sul "più grave disastro bancario mai avvenuto in Italia dopo quelli di Sindona e di Calvi", cioè quello di Banca Marche, "l'attenzione della stampa, dell'opinione pubblica e degli organi istituzionali e politici non è stata all'altezza", ha denunciato senza giri di parole. Il dissesto ha portato "anche problemi economici e di sviluppo della regione e ne porterà ancora" e chi ha partecipato all'aumento di capitale, fatto nel 2012 di circa 270 milioni di euro, "ha perso tutto, proprio perché la Banca d'Italia non aveva fornito alla Consob le informazioni sulla situazione di dissesto in cui si trovava" la banca. Un monito alla dirigenza delle banche è giunto dall'avvocato generale di Bologna, Alberto Candi, che ha richiamato il caso Parmalat: "gli amministratori degli istituti bancari, anche non pubblici, dovrebbero essere ben consapevoli della funzione sociale che svolgono, avendo tra le mani i patrimoni e, in qualche caso, le vite delle persone. Ebbene, deve far riflettere che, nonostante gli episodi di infedeltà nei confronti dei clienti, i controlli funzionino così male". Non solo banche: nelle relazioni dei vertici giudiziari non sono mancati altri allarmi, a cominciare dalla carenza di personale amministrativo negli uffici giudiziari, che a Milano ha raggiunto "livelli inaccettabili, tali da mettere a rischio il regolare funzionamento dei servizi". E un fronte caldo resta quello dalla prescrizione. A Roma - dove peraltro il fenomeno della corruzione "sembra aver superato il livello di guardia", come ha avvertito il Pg Giovanni Salvi - è aumentata del 30%. A Napoli - dove i cancellieri, muniti di cartellini rossi, si sono voltati di spalle per protesta durante l'intervento del sottosegretario alla Giustizia Gennaro Migliore - sta diventando "una sorta di amnistia strisciante", ha lamentato il presidente della Corte d'appello Giuseppe De Carolis. E il pg di Palermo, Roberto Scarpinato ha rivolto un appello al ministro della Giustizia, presente alla cerimonia che si è tenuta nel capoluogo siciliano, perché siano raddoppiati i tempi di prescrizione della corruzione. Appello accolto dal Guardasigilli che ha però ricordato come il testo approvato dalla Camera vada "esattamente in questa direzione". Una frase pronunciata a Palermo dal ministro - "la politica ha mostrato forse troppa timidezza nell'intervenire e stabilire le regole per chi le regole è chiamato ad applicarle" cioè della magistratura - ha rischiato di alimentare equivoci. Così Orlando ha voluto precisare che intendeva riferirsi al passato e in particolare all'"aver lasciato spazi di discrezionalità ampia per esempio non regolando attraverso norme i compensi e le modalità di affidamento degli incarichi agli amministratori giudiziari". "Ora si è aperta una stagione nuova di dialogo con la magistratura", ha aggiunto il Guardasigilli.
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