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TORINO. Raffaele Guariniello si è dimesso

TORINO. Raffaele Guariniello si è dimesso

Raffaele Guariniello

"Ho bisogno di entusiasmo". Poteva ancora restare nel suo ufficio, al quinto piano del Palazzo di Giustizia di Torino, e continuare ad occuparsi di Eternit, di incidenti sul lavoro, di colpe mediche, di tutela dei consumatori. Magari sperando in un ricorso, in una proroga in extremis o in qualche colpo di scena. Ma Raffaele Guariniello, 74 anni, uno dei magistrati più famosi d'Italia, il pm dei processi Eternit e Thyssenkrupp, ha preferito giocare d'anticipo: ha dato le dimissioni senza attendere il 31 dicembre, il giorno fissato dal Csm per il pensionamento, e senza attendere che si risolvesse la partita giudiziaria cominciata da alcuni colleghi nella sua stessa situazione. "Voglio ritrovare un contesto con più entusiasmo rispetto all'attività che svolgo", dice, manifestando il desiderio di non smettere di lavorare nel settore (ha ricevuto diverse proposte, non si sa quale accetterà) ma anche lasciando intendere che nell'ultimo periodo qualcosa si è incrinato. Parla del "senso di disaffezione" che a differenza del passato si respira nel pianeta giustizia, della mancanza di personale, della penuria di risorse, della lentezza dei processi "che dopo anni di                 impegno di tanti operatori finiscono in prescrizione". Di recente, inoltre, non tutto è filato liscio (anche se Guariniello nega) con il procuratore capo, Armando Spataro, il quale è intervenuto di persona per co-assegnarsi un paio di suoi fascicoli (le auto Volkswagen, l'olio d'oliva spacciato per extravergine) e verificarne la competenza territoriale. Il ministro della giustizia, Andrea Orlando, una volta che si è diffusa la notizia delle dimissioni ha detto che Guariniello "va ringraziato per il servizio prestato, collaborando in ultimo anche alla commissione sulle agromafie che ho istituito al Ministero". Guariniello, originario dell'Alessandrino, ha preso servizio nel 1967. E' stato pretore, poi pubblico ministero, sempre a Torino. Nel 1971 la sua prima inchiesta clamorosa: le schedature dei lavoratori alla Fiat. Ne seguirono altre, innumerevoli. Le multinazionali del petrolio per l'eccesso di benzene nei carburanti, il doping nel calcio, gli elicotteri militari con l'amianto, i giocattoli dipinti con vernici nocive, la pulizia dei treni, le malattie di origine professionale, la sicurezza nelle scuole, nelle fabbriche, negli aeroporti. Indagini aperte con spirito di iniziativa: a volte bastava la segnalazione di un cittadino qualsiasi, un articolo di giornale, un'idea della sua attivissima squadra di polizia giudiziaria. Le dimissioni sono di qualche giorno fa. "Avrei persino accorciato i tempi - spiega - ma qui abbiamo ancora tanti procedimenti in corso che vorremmo chiudere". Unificare le varie inchieste sulla Eternit, per esempio. Natale, come è accaduto spesso, sarà un giorno di lavoro. L'addio alla magistratura è per il 27 o 28 dicembre.
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