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14 Ottobre 2015 - 17:54
E' terminata con l'assoluzione di tutte le persone coinvolte una vicenda giudiziaria relativa alla presenza di una presunta 'talpa' della massoneria nel Palazzo di giustizia di Torino. Per Ciro De Vivo, maresciallo della Guardia di Finanza, la sentenza è diventata definitiva in Cassazione; per Francesco Sannia, esponente di spicco nell'organizzazione (è al XXX grado, 'sovrano ispettore', il più elevato) si è pronunciato il tribunale così come per Lorenza Bresciano, medico veterinario.
La vicenda risale al 2009. La donna era stata indagata dal pm Antonio Rinaudo per irregolarità nel trattamento di cani e, secondo quanto ricostruirono gli investigatori, Sannia si offrì per farle avere delle informazioni: "Se mi dai i dati - le disse in una telefonata intercettata - io ho qualche conoscenza". In seguito Sannia contattò De Vivo: entrambi, all'epoca, facevano parte della loggia Camillo Cavour 16, dipendente dal Grand'Oriente d'Italia. Secondo alcune delle carte del processo, i due si incontrarono anche nel Palagiustizia.
In primo grado il maresciallo fu condannato a due anni di carcere per accesso abusivo a sistema informatico, rivelazione di segreti d'ufficio e favoreggiamento, ma in appello è stato assolto. L'intrusione nella rete della Procura di Torino venne fatta da un computer nella segreteria del pubblico ministero Raffaele Guariniello (estraneo alla vicenda) ma l'impiegata titolare della password ha negato di essere stata lei. La Cassazione ha affermato che non c'è la prova "al di là di ogni ragionevole dubbio" della colpevolezza di De Vivo a causa, per esempio, della "mancata dimostrazione di una conoscenza diretta tra lui e la titolare della password".
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