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26 Settembre 2015 - 15:46
Morawski paolo
"Un record di programmi e progetti in concorso", 348 provenienti da 84 emittenti di 34 nazioni, oltre 120 in più dello scorso anno: numeri che "parlano e ci dicono di una delle migliori edizioni, come non se ne vedevano da anni". A tracciare il bilancio del 67/esimo Prix Italia, svoltosi a Torino dal 19 al 24 settembre, è Paolo Morawski, segretario generale del concorso internazionale per programmi radio, tv e web promosso dalla Rai. "Tutti i trend - sottolinea - sono positivi".
L'edizione 2015 del Prix Italia ha avuto il più grande corpo giurati in Europa e ha visto la partecipazione di 150 tra speaker, esperti ed artisti. Dieci i gruppi di lavoro nazionali e internazionali, tra cui l'Executive Board dell'Ebu con 10 tra direttori generali e presidenti dei più grandi servizi pubblici europei.
Tracciando il bilancio del premio, Morawski ha poi ricordato i 29 laboratori, lecture ed eventi, le 6 anteprime Rai viste da mille spettatori, "che significa una grande partecipazione della città", e i 1.400 accrediti di cui 300 stranieri, a fronte di mille e 100 di cui circa 240 esteri lo scorso anno. "L'aumento degli stranieri - ha sottolineato - dimostra che il Prix Italia, a quindi la Rai, hanno grande visibilità, forza e autorevolezza in ambito internazionale".
Al di là dei numeri, Morawski ha osservato che "dietro il Prix c'è una grande macchina, un grande lavoro della Rai e del Centro di Produzione di Torino, vitale, vivo e trasformato". Per il segretario generale del Prix, importante anche "la grande sinergia con la città" e, ha sottolineato, "una delle sorprese più belle è stata la presenza quotidiana e non formale del sindaco Piero Fassino, che ha ribadito il suo interesse a fare di Torino la sede del Prix. Una decisione che spetterà ai vertici dell'azienda".
Quanto al futuro, Morawski non si è sbilanciato sul tema della prossima edizione. "Anche su questo spetta ai vertici decidere - ha detto - ma quello che sento è che c'è stato un percorso, e dopo i laboratori dell'innovazione e della creatività, il prossimo potrebbe essere il laboratorio della globalizzazione. Questo potrebbe essere un vero tema da esplorare perché c'è voglia di mondo, raccontato in modo nuovo".
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