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TORINO. Elena Ceste: Cassazione, fu aggressione violentissima

TORINO. Elena Ceste: Cassazione, fu aggressione violentissima

Elena Ceste

E' del tutto corretto ipotizzare che Elena Ceste sia stata vittima di una "aggressione violentissima" che ne ha "cagionato la morte immediata". Lo scrive la Corte di Cassazione nelle motivazioni della sentenza con cui, lo scorso 8 luglio, ha sostanzialmente confermato l'ordine di custodia in carcere per il marito della donna, Michele Buoninconti.

Elena Ceste scomparve dalla sua abitazione di Costigliole d'Asti il 24 gennaio 2014. Il corpo senza vita fu ritrovato in un piccolo corso d'acqua il 18 ottobre successivo.

I supremi giudici, nel respingere il ricorso dei difensori dell'indagato, hanno spiegato che la ricostruzione operata dal tribunale del riesame di Torino non è contraddittoria. 

La Cassazione non ha accolto la tesi della difesa, secondo la quale l'ordinanza del tribunale era viziata da "illogicità". La Corte, per esempio, afferma che non esiste una contraddizione fra "la mancata conoscenza dei particolari dell'azione delittuosa" (una conseguenza dello stato del cadavere al momento del ritrovamento) e il passaggio in cui si afferma che Buoninconti si rese responsabile di una "aggressione di inaudita violenza".

Il tribunale di Torino ha operato infatti una "ricostruzione minuziosa dei tempi dell'omicidio", concludendo che sia stato compiuto "in un arco ristrettissimo, dalle 8'43 alle 8'55 del giorno della scomparsa". "Un arco talmente limitato - scrive la Corte - da indurre a ipotizzare un'aggressione violentissima che aveva cagionato la morte immediata della vittima".

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