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13 Luglio 2015 - 16:33
cinghiale
- Oltre 3 milioni di euro di danni denunciati ogni anno in Piemonte, quasi 500 mila euro negli ultimi 12 mesi nel torinese, dove sono presenti circa 30 mila cinghiali. Sono alcuni dei dati dei danni causati all'agricoltura e agli allevamenti piemontesi dagli animali selvatici e ungulati presentati oggi da una delegazione della Cia (Confederazione Italiana Agricoltori), guidata dal Presidente nazionale Dino Scanavino.
Nell'ambito della giornata di mobilitazione nazionale, la delegazione Cia ha incontrato i rappresentanti di Città Metropolitana e Regione e il Prefetto di Torino Paola Basilone.
I vertici della Cia, accompagnati da alcuni sindaci delle zone più colpite, hanno illustrato la situazione e presentato un ordine del giorno che impegna le istituzioni locali e nazionali ad adottare immediati interventi per limitare e gestire le specie che causano danni sempre più rilevanti, dai cinghiali alle nutrie, dai caprioli al lupo.
"La situazione è ormai insostenibile - sottolinea Scanavino - a causa della sovrappopolazione di ungulati, selvatici, invasivi e predatori.
Chiediamo il diritto di poter raccogliere quello che seminiamo e di allevare i nostri animali al sicuro. Per questo è necessario che si mettano in campo azioni per raggiungere una situazione di equilibrio".
Gli agricoltori chiedono, dunque, interventi legislativi e normativi e "interventi adeguati di abbattimento selettivo per l'effettivo controllo della massiccia presenza di queste specie che stravolgono l'equilibrio naturale e produttivo". E "in assenza di risposte immediate", si legge nell'odg della Cia, verrà dichiarato "lo stato di agitazione della categoria".
In Piemonte, aggiunge il vicepresidente regionale Cia Piemonte, Gabriele Carenini, "la situazione è molto grave. Ci sono zone, ad esempio, dove non si coltiva più il mais perché a poche ore dalla semina arrivano gli animali a mangiare il prodotto. E molti - aggiunge - non denunciano neanche i danni subiti perché i rimborsi, quando ci sono, arrivano dopo anni". Secondo i rappresentanti degli agricoltori il primo passo legislativo sarebbe "cambiare la legge facendola passare da 'legge per la tutela della selvaggina' a 'legge per la gestione della selvaggina'. Noi non chiediamo che queste specie vengano sterminate - conclude Scanavino - a parte le nutrie, ma che si gestisca la selvaggina affinché sia in equilibrio col sistema".
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