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07 Luglio 2015 - 14:37
ospedale Gradenigo
Il Consiglio regionale del Piemonte dovrebbe approvare oggi pomeriggio la nuova legge in grado di permettere il passaggio dell'ospedale Gradenigo di Torino dalla gestione no-profit delle suore della Congregazione di San Vincenzo de Paoli a quella di un imprenditore privato, restando però nell'ambito del servizio sanitario pubblico regionale. Il voto, ha annunciato il presidente Mauro Laus, comincerà a partire dalle 16,30. In mattinata l'assessore alla Sanità, Antonio Saitta, ha ritirato l'emendamento unico della Giunta Chiamparino che aveva messo a punto in precedenza, presentando al suo posto cinque emendamenti concordati anche con il capogruppo di Sel, Marco Grimaldi. A questi si aggiungono altri tre emendamenti di maggioranza, tutti a firma Grimaldi. Sul fronte dell'opposizione, ci sono da affrontare complessivamente un centinaio di emendamenti.
Gli emendamenti di Giunta ribadiscono concetti che Saitta ha già ripetutamente espresso: il Gradenigo è un presidio pubblico che dovrà operare in coerenza con gli atti della programmazione sanitaria regionale, integrandosi con l'offerta dell'Asl To2, pena la decadenza dell'accreditamento. E i suoi dipendenti dal punto di vista contrattuale saranno come i dipendenti delle strutture pubbliche. Tali emendamenti, ha osservato l'assessore, puntano a "rafforzare l'azione di verifica e di controllo della Regione sull'ospedale".
Nella discussione, il Pd ha concesso parte del tempo che gli spetta per regolamento al Movimento 5 Stelle (che avendo meno consiglieri l'aveva presto esaurito).
Tutti gli esponenti pentastellati sono intervenuti per attaccare l'operazione, accusando maggioranza e Giunta di essere antidemocratiche nel gestire i lavori con il contingentamento dei tempi.
"Non facciamo regali ai privati - ha rimarcato il capogruppo del Pd, Davide Gariglio - e in quest'aula voteremo degli emendamenti che metteranno dei paletti molto puntuali. Ma si discute fino a un certo punto, poi si vota. Altrimenti non siamo in democrazia in una dittatura della minoranza".
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