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TORINO. Stamina: "Vannoni genio e criminale", il pm chiede due anni

TORINO. Stamina: "Vannoni genio e criminale", il pm chiede due anni

Vannoni

Davide Vannoni rischia una condanna a due anni con l'accusa di tentata truffa alla Regione Piemonte.

La richiesta, formulata stamattina dal pm torinese Giancarlo Avenati Bassi, potrebbe portare in carcere il patron della Stamina Foundation, che ha già patteggiato la pena di un anno e dieci mesi nel procedimento sulle cure mediante cellule staminali somministrate a numerosi pazienti affetti da malattie neurodegenerative gravi. Il magistrato, inoltre, ha chiesto che non gli vengano concesse le attenuanti generiche.

I fatti risalgono al 2007, quando Vannoni presentò una richiesta di contributo per 500 mila euro all'ente, per conto dell'Associazione Medicina Rigenerativa onlus, allo scopo di finanziare la ricerca sulle staminali. La richiesta fu portata in Consiglio regionale dal consigliere Riccardo Nicotra (Psi, anche se Avenati ha precisato che "si trattò di una richiesta sostanzialmente bipartisan") e fu approvata. L'anno successivo, per iniziativa dell'assessore regionale Andrea Bairati, il contributo fu però revocato.

"E meno male che fu così - ha detto Avenati Bassi nel corso della requisitoria - perché altrimenti oggi saremmo a parlare di una                 truffa consumata". Secondo il pm Vannoni "è un genio, ma anche un criminale" che ha presentato "una richiesta truffaldina" all'ente "a fini di arricchimento personale". E' un genio perché il progetto presentato era "disarmante, grossolano e privo di qualsiasi serietà", ma il professore era riuscito a circondarlo di un alone di scientificità, "dicendo di averlo provato su di sé. Vannoni - ha concluso Avenati Bassi - sapeva essere malato coi malati, professore con i professori, guaritore con chi vuole guarire...".

Sulla decisione che il giudice monocratico Roberto Arata pronuncerà probabilmente il prossimo ottobre incombe però l'incognita della prescrizione. Secondo i difensori di Vannoni, Liborio Cataliotti e Pasquale Scrivo, che hanno comunque chiesto l'assoluzione "perché il fatto non sussiste o comunque non costituisce reato", questa sarebbe già intervenuta a marzo "in quanto l'ultimo atto della richiesta di finanziamento è datato 14 settembre 2007 e sono quindi trascorsi più di sette anni e mezzo". Secondo Avenati Bassi, invece, anche l'avere ottenuto il finanziamento farebbe parte della tentata truffa e quindi la prescrizione slitterebbe in avanti di un anno e mezzo.

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