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TORINO. No Tav, sequestrate maschere antigas e fumogeni

TORINO. No Tav, sequestrate maschere antigas e fumogeni

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Torna massima la vigilanza in Valle di Susa contro possibili attacchi al cantiere alla Torino-Lione. L'estate dei campeggi 'No Tav' ha avuto un prologo, ieri, con un corteo di proteste, al quale hanno partecipato 3-4.000 persone, contrassegnato da nuove violenze: un folto gruppo di manifestanti, circa 400, ha lanciato pietre, fumogeni e fuochi d'artificio cercando di forzare le reti di recinzione del cantiere di Chiomonte. Feriti 4 uomini delle forze dell'ordine, 4 attivisti denunciati: il provvedimento riguarda due militanti storici del movimento No Tav, valsusini, di 64 anni, un esponente di un comitato locale di Bussoleno (Torino) ed uno del centro sociale torinese Askatasuna. Per i due anziani No Tav l'accusa è di resistenza aggravata a pubblico ufficiale: hanno tentato di forzare il blocco delle forze dell'ordine a difesa del cantiere. Gli altri due, che hanno 34 e 39 anni e sono pregiudicati per reati commessi in altre manifestazioni di protesta, sono accusati di avere portato il materiale sequestrato a bordo di un furgone di Askatasuna. Sul mezzo la Digos ha trovato 15 maschere antigas, 30 giacche impermeabili con cappuccio nero, 20 filtri per maschere antigas, 15 maschere di Anonymous, 15 artifizi pirotecnici, 10 fontane pirotecniche da lancio, 20 fumogeni, due mazze da muratore, scudi in plexiglas. Materiale che "dimostra - sostiene Cecilia Tartoni, dirigente vicario della Digos di Torino - la potenza operativa e anche di fuoco del movimento No Tav. Molti degli artifizi pirotecnici, alcuni di libera vendita e altri vietati, sequestrati a bordo del veicolo erano già stati esplosi all'indirizzo delle forze dell'ordine nel corso della manifestazione". Il movimento No Tav respinge la definizione di black bloc data alle frange più violente alla manifestazione di Chiomonte: "Noi black-bloc? La                 prossima volta cambieremo colore", è l'ironico commento. "Qui ci sono giovani e meno giovani che si attrezzano con abiti a basso costo per praticare la resistenza". Avvicinarsi all'area di cantiere a volto coperto - sostiene il comitato di Bussoleno del movimento No Tav - è stata una necessità: "Troppo alto - spiega - il prezzo pagato in questi due anni per difendere la nostra terra per andare a volto scoperto, troppi i sacrifici chiesti ai No Tav in questi anni per essere riconosciuti facilmente dagli inquirenti, per non usare kway e maschere antigas".
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