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TORINO. I Papi e la Sindone da Giulio II a Francesco

Il primo a vederla, per ben due volte, fu Pio VII, nel 1804 e nel 1815, ma già nel quattordicesimo secolo Clemente VII ne parlava, anche se in toni contraddittori, e all'inizio del 1500 Giulio II ne autorizza il culto liturgico. E' un legame antico quello che unisce la Sindone e i Papi. Domani mattina Bergoglio lo rinnoverà pregando davanti al lenzuolo che, secondo la tradizione, ha avvolto il corpo di Gesù nel sepolcro.

"Questo Volto ha gli occhi chiusi, è il volto di un defunto, eppure misteriosamente ci guarda e ci parla", aveva detto il 30 marzo 2013 in un messaggio per l'Ostensione televisiva. Questa volta Francesco guarderà il telo da vicino, nella cattedrale di San Giovanni, dove dallo scorso 19 aprile migliaia di fedeli si sono raccolti in preghiera. "Questo Volto sfigurato assomiglia a tanti volti di uomini e donne feriti - aveva aggiunto Bergoglio in tv - eppure il Volto della Sindone comunica una grande pace".

Anche se non è argomento di fede, i pontefici del XX e XXI secolo sono i più entusiasti estimatori della Sindone. Prima di Francesco, anche Joseph Ratzinger era venuto a contemplare "questa straordinaria icona" - come l'aveva definita -, in occasione dell'ostensione del 2010, mentre per Giovanni Paolo II venne organizzata una ostensione privata. Era il 13 aprile 1980: "La Sindone è un singolarissimo testimone - aveva detto - muto ma sorprendentemente eloquente della passione, morte e resurrezione di Cristo, reliquia insolita e misteriosa".

Non è riuscito invece a recarsi a Torino, perché Papa per soli 33 giorni, Giovanni Paolo I, eletto proprio mentre all'ombra della Mole si inaugurava l'ostensione del 1978. Ad autorizzarla era stato Paolo VI, che ebbe espressioni profonde per il telo. "Tutti gli artisti si sono misurati a tradurre, nei colori e nelle forme, il volto divino di Gesù, e non ne restiamo soddisfatti - disse -. Forse la sola immagine della Sindone ci dà qualche cosa del mistero".

Entusiasta della Sindone, al punto da pagare il pellegrinaggio a Torino a parenti e sacerdoti del suo paese, nel 1933, fu Angelo Giuseppe Roncalli, mentre in un radiomessaggio del settembre 1953 Pio XII ricordò Torino come la "Città del Santissimo Sacramento che custodisce come prezioso tesoro la Santa Sindone che mostra a nostra commozione e conforto l'immagine del corpo esanime e del divin volto affranto di Gesù".

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