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09 Giugno 2015 - 17:44
Processo
"Il colpo di frusta era un business. Poteva fruttare illecitamente anche 20 mila euro". Con queste parole, testimoniando in tribunale, uno degli ispettori di polizia giudiziaria della procura di Torino che svolsero le indagini ha riassunto l'attività di una vasta organizzazione specializzata nel truffare le assicurazioni con incidenti stradali fittizi.
Gli imputati sono novanta, ma il procedimento - coordinato dal pm Paolo Toso - aveva dimensioni ancora più grandi: all'udienza preliminare ci furono 46 patteggiamenti, 30 proscioglimenti (molti per prescrizione) e dieci condanne con rito abbreviato di cui una per la figura principale, Pio Di Giacomo.
"Di Giacomo - ha raccontato l'ispettore - aveva allestito una struttura para-imprenditoriale in un ufficio a Torino. E tutto si svolgeva in modo scientifico". C'erano i procacciatori dei "clienti", persone che si prestavano ai falsi incidenti, e poi i carrozzieri, gli avvocati e i medici compiacenti e, con ogni probabilità, persino quelli indicati dal testimone come "bancari" che, quando gli assegni venivano depositati, non svolgevano i controlli antiriciclaggio. L'attività è stata portata avanti dal 2008 al 2011.
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