Quaranta minuti, davanti al pm Gianfranco Colace, per smontare accuse ritenute dai suoi legali "risibili e inverosimili". Tanto è durato l'interrogatorio di Rolando Picchioni, il presidente uscente del Salone del Libro accusato di peculato per un presunto giro di fatture false. Poche migliaia di euro, secondo gli avvocati Giampaolo e Valentina Zancan, che hanno chiesto "un confronto" con il 'mister X' che ha puntato il dito contro Picchioni. "Gli avrò fatto uno sgarbo", dice il diretto interessato, apparso rinfrancato dal colloquio col magistrato che ha iscritto il suo nome nel registro degli indagati. "Credevate che qui ci fosse la Veronica in lacrime, ma non è così - dice -. Prima di dare per scontate certe cose bisogna ricordare che c'è un tempo per raccogliere le pietre e un tempo per lanciarle. E che il consuntivo del giorno lo si fa sempre alla sera...". Top secret, al momento, il nome del grande accusatore, un fornitore della kermesse libraria. Nell'ottobre 2013, secondo l'accusa, Picchioni gli avrebbe chiesto di emettere fatture false - 5 mila euro per alcuni mesi -. Di qui l'accusa di peculato: l'ipotesi degli inquirenti è infatti che l'ente pagasse con soldi pubblici e il profitto, illecito, venisse spartito. "E' stato uno tsunami sulla mia vita, ma sono sereno", ribadisce Picchioni, che conferma l'intenzione di non volersi dimettere dal suo incarico, in scadenza a luglio, nonostante i soci abbiano già indicato Giovanni Milella come suo successore. "Sono stato nominato per tre anni, non vedo perché dovrei dimettermi - sostiene -. Magari chi non mi vuole più è proprio il 'signor X', che mi accusa di fare fatture false o perlomeno di proporle". Tanto più che il bilancio della Fondazione per il Libro, l'ente che organizza il programma culturale del Salone del Libro, è "sano", sostiene Picchioni. Che parla di un disavanzo di appena "150 mila euro": "Andate a vedere quelli delle altre grandi istituzioni di Torino - dice - fate il confronto e poi capirete se siamo ancora nella lista nera oppure no". Il cda dell'ente, previsto in un primo momento per oggi, è stato rinviato al 4 giugno. In quella sede, oltre ad approvare il bilancio, dovrà essere affrontata anche un'altra grana: quella della presenza dell'Arabia Saudita come Paese ospite dell'edizione 2016. "Far emergere questa cultura radicata nella tradizione islamica, anche con tutte le sue contraddizioni, sarebbe particolarmente gradito", prova a gettare acqua sul fuoco Maurizio Braccialarghe, assessore alla Cultura del Comune di Torino. Dove oggi, in Consiglio comunale, i consiglieri di Fratelli d'Italia sono stati espulsi per alcuni minuti: quando sono state loro negate le comunicazioni sulla falsa bandiera del Regno di Riad, pubblicata per errore sul portale web della Città, hanno esposto immagini di impiccagioni collettive e di esecuzioni in Arabia Saudita.
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