Il Salone del libro di Torino "è un'eccellenza italiana di prima grandezza e non lo si può svilire con giochi di bottega o con la macchina del fango". Il contrattacco di Rolando Picchioni, presidente uscente della kermesse culturale piemontese indagato per peculato, parte dai microfoni del Tg3 regionale. Continuerà lunedì mattina, quando i suoi legali si presenteranno in procura per chiedere un interrogatorio nel più breve tempo possibile. E forse proseguirà a colpi di querele contro chi, rilasciando interviste ai giornali, gli ha attribuito comportamenti scorretti. "Noi - annuncia l'avvocato Gian Paolo Zancan - chiederemo l'interrogatorio con la massima energia. Anche per sapere che cosa ci viene contestato. Questo dovrebbe essere un nostro diritto. Eppure negli atti si parla genericamente di costruzione di fatture false senza precisare con chi, per quali importi e in quale data". Carabinieri e guardia di finanza, su incarico dei pm Andrea Beconi e Gianfranco Colace, hanno prelevato dalla sede della Fondazione per il libro delle carte relative alla gestione del 2012, del 2013 e del 2014. L'ipotesi su cui lavorano gli inquirenti è che siano state confezionate fatture per prestazioni professionali mai eseguite: l'ente pagava (con soldi pubblici) e il profitto, illecito, veniva spartito. Fra il materiale nelle mani dei magistrati ci sono i documenti relativi a consulenze affidate a soggetti stranieri. E forse le confidenze di qualcuno. L'anno scorso la procura aprì un'inchiesta per corruzione su un funzionario Inps che risultò essere molto amico di Picchioni (estraneo alle accuse). "A parte il fatto che i due - osserva il difensore del funzionario, Luigi Giuliano - non erano in rapporti d'affari, noi della sorte di quel fascicolo non sappiamo nulla. Non ci sono stati neppure interrogatori". C'è poi l'oscura storia di un ricatto orchestrato da un fisioterapista (cui vennero pagate delle fatture) che pare pretendesse un aiuto per entrare nel mondo del calcio. "Impossibile - dice Zancan - è una questione morta e sepolta da un pezzo". "La Fondazione - sottolinea Picchioni - è un organismo supercontrollato. E' formata dagli enti locali e dalla Regione. I tre soci fondatori, Comune, Regione e Provincia nominano il consiglio di amministrazione e i revisori dei conti, che approvano i bilanci a loro volta sottoposti all'assemblea dei soci. I controlli sono ferrei". A fine luglio il suo mandato terminerà e si aprirà la partita della successione. "Ci saranno le solite piccole grandi manovre, ma mi auguro che alla fine vi possa accedere una persona che ami Fondazione e Salone come li ho amati io - conclude Picchioni -. Giochi di potere e macchina del fango non li devono svilire".
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