Il Piemonte posticipa l'apertura della caccia da settembre alla prima domenica di ottobre. Lo ha stabilito la Giunta Chiamparino, che nella seduta di oggi ha approvato il nuovo calendario venatorio proposto dall'assessore Giorgio Ferrero. Fra le novità, nessuna pre-apertura, e l'ampliamento delle specie non cacciabili, che d'ora in poi saranno quattro: pernice bianca, lepre variabile, fischione e folaga. Dal 15 aprile potrà partire invece il prelievo selettivo dei cinghiali, utile anche per evitare danni alle coltivazioni. Tolto inoltre il prezzo minimo sul prelievo dei caprioli. Essendo in alcune aree ritenuto troppo alto, ostacolava il prelievo necessario per contenere il numero degli esemplari. "Di fronte ai problemi di sicurezza provocati dall'abnorme proliferazione dei cinghiali in Piemonte - spiega Ferrero - e alle frequenti lamentele da parte degli agricoltori e dei sindaci per i danni alle colture provocati dagli animali, abbiamo deciso di autorizzare la caccia di selezione al cinghiale, caccia che non si fa con i battitori e i cani, ma viene praticata individualmente con la carabina". "Purtroppo - aggiunge - dei 38 tra Ambiti territoriali di caccia (Atc) e comprensori alpini (Ca), solo sette hanno dato la disponibilità a ricorrere alla caccia di selezione. Una situazione che rischia di rendere inefficace un provvedimento che intende invece proprio intervenire su un tema caldo riguardo sia alla sicurezza personale, ci sono stati incidenti anche mortali in seguito alla presenza sulle strade dei cinghiali, sia ai danni all'agricoltura". In una lettera nella quale chiede ad Atc e Ca più attenzione per questo strumento di controllo della popolazione dei cinghiali, Ferrero sottolinea che "serve a poco richiedere misure straordinarie e interventi di contenimento alla Regione Piemonte, se non si applicano nella gestione ordinaria tutte le possibilità già in essere e messe a disposizione per far sì che tale legittima attività sportiva non prevarichi però i propri confini". Sul fronte delle specie non cacciabili, quattro in più rispetto al calendario dello scorso anno, Ferrero ricorda che lo sforzo "è stato di salvaguardare le specie più a rischio, e in generale il patrimonio naturale e ambientale del Piemonte, riconoscendo al contempo la necessità di intervenire sulle specie la cui esplosione demografica sta procurando gravi danni alle colture e rischi alla stessa sicurezza delle persone".
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