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TORINO. Corte europea sospende sgombero campo nomadi

TORINO. Corte europea sospende sgombero campo nomadi

Campo rom

La Corte europea per i diritti dell'uomo ha bloccato lo sgombero di un campo nomadi a Torino.
Non è ancora chiaro, infatti, come le autorità locali intendano risolvere il problema delle centinaia di persone che, una volta costrette a lasciare l'insediamento, avranno bisogno di mettere su casa da qualche altra parte. E allora si rischia di violare il diritto al rispetto della vita privata e familiare che deve essere garantito ad ogni cittadino.
L'iniziativa della suprema magistratura continentale, che a quanto pare è senza precedenti, scatena le proteste della Lega.
"E' una decisione semplicemente criminale", tuona Gian Marco Centinaio, capogruppo in Senato, mentre l'ex governatore del Piemonte, Roberto Cota, sottolinea che "non è questa l'Europa che vogliamo" e il deputato Stefano Allasia invita il sindaco Piero Fassino (Pd) a "tirare dritto" e a procedere ugualmente con le ruspe.
Il campo in questione, oggi popolato da almeno 500 persone, quasi tutte rom di origine romena, è una specie di città nella città con tanto di luoghi per il culto religioso. Si trova - dal 1985 - su terreni di proprietà di privati in lungostura Lazio, all'estrema periferia settentrionale. Il tribunale di Torino, dopo una denuncia, nel 2013 ne ha ordinato il sequestro. Le forze dell'ordine, la procura e l'amministrazione cittadina hanno proceduto a piccoli passi: il provvedimento è stato eseguito per una prima parte nel luglio dell'anno scorso, quando i rom erano 800, e per una seconda alcune settimane fa. A marzo dovrebbe essere completato.
E nel frattempo il Comune ha varato un piano di ampio respiro ("La citta' possibile") per il reinserimento dei rom. Ma cinque famiglie, assistite dall'avvocato Gianluca Vitale, si sono rivolte alla Corte europea vincendo un round importantissimo. Lo sgombero è stato sospeso fino al 26 marzo: entro quella data il governo italiano dovrà fornire i chiarimenti necessari. La onlus Idea Rom, in un lungo comunicato, punta il dito contro le "opacità" con cui a Torino si starebbe affrontando la questione: il budget per "La Città possibile", per esempio, è di 5 milioni ma, finora, solo una piccolissima parte è stata impiegata al sostegno delle spese per la risistemazione dei rom in abitazioni private.
L'avvocato Vitale, nel suo ricorso alla Corte, ha fatto presente che a molte delle persone già sgomberate non è stata offerta alcuna alternativa: qualcuno se ne è andato in un altro campo, altri si sono semplicemente sistemati in un'altra baracca. Ha detto, inoltre, che nonostante le sue richieste il Comune non è stato in grado di fornirgli dati su quanti abbiano effettivamente usufruito delle misure previste da "La Citta' possibile".
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