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TORINO. Alimentare: Centrale Latte, con Mukki una fusione da 200 mln

TORINO. Alimentare: Centrale Latte, con Mukki una fusione da 200 mln

Mukki

Da una fusione tra la Centrale del Latte di Torino e Mukki nascerebbe la "Centrale del Latte d'Italia", con cinque stabilimenti produttivi situati in Piemonte, Toscana, Liguria e Veneto, e un fatturato consolidato di circa 200 milioni di euro. E' quanto hanno spiegato Luigi Luzzati e Riccardo Pozzoli, presidente e amministratore delegato della Centrale piemontese, presentando oggi a Firenze il progetto di fusione con Mukki, che darebbe vita secondo Luzzati "al terzo polo lattiero-caseario italiano". Mukki "sicuramente" manterrà il proprio marchio, e il suo management, in caso di fusione con la Centrale del Latte di Torino: lo ha spiegato Riccardo Pozzoli, amministratore delegato della Centrale piemontese, presentando alla stampa il progetto di fusione a Firenze. "Riteniamo opportuno che i quadri dirigenziali non cambino", ha affermato, precisando che il progetto di fusione prevede autonomia del management, salvaguardia occupazionale, e sinergie industriali. "Non farei mai un'aggregazione con una società enormemente più grande di me, finirei per non contare nulla, mentre noi siamo della stessa grandezza di Mukki", ha detto Pozzoli, aggiungendo che, con le precedenti acquisizioni operate da Torino in Liguria e Veneto "non abbiamo mai chiuso stabilimenti, e a Vicenza ne abbiamo chiuso uno vecchio soltanto per aprirne uno nuovo". "Proponiamo la fusione, e non l'aumento di capitale, perché così il processo deliberativo è più semplice: il concambio è da definire". Lo ha affermato Riccardo Pozzoli, amministratore delegato della Centrale del Latte di Torino, a margine della presentazione del progetto di fusione con Mukki. Gli attuali soci di Mukki, con questo meccanismo, diventerebbero soci della nuova 'Centrale del Latte d'Italia', denominazione assunta da Torino dopo la fusione. "Le centrali del latte di Firenze e di Torino hanno una storia molto simile", ha detto Pozzoli, secondo cui "il fatto che si possano aggregare è un passo enorme in questo settore che è estremamente parcellizzato. Si possono mettere insieme i territori che ognuna di queste aziende occupa, e non ci sono sovrapposizioni: si possono mettere insieme i prodotti su questi territori, e sono prodotti non uguali, per pura combinazione".
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