TORINO. Beve bibita da 1 euro in market, prosciolto dopo 6 anni
16 Febbraio 2015 - 19:15
Si è scolato di soppiatto una bibita al supermercato e ha scatenato un caso giudiziario che si è risolto solo oggi, dopo sei anni, in un'aula della Corte d'appello di Torino. Quel gesto, nel 2009, aveva permesso al trentottenne marocchino Youssef M. di dissetarsi risparmiando la bellezza di 1.20 euro, ma gli era anche costato una condanna a due mesi di carcere, corredati da cento euro di multa, per il reato di furto. La sentenza, adesso, è stata cancellata: i giudici hanno accolto la tesi della difesa e hanno sancito che il processo di primo grado non doveva neppure cominciare. E l'avvocato che aveva firmato il ricorso, Fabrizio Bruno di Clarafond, uscendo da Palazzo di Giustizia commenta lapidario: "C'è di che avvilirsi. Non bastava fargli pagare il prezzo della lattina?". La vicenda, che presta il fianco a una serie di considerazioni sull'intasamento dei tribunali e sull'obbligo dell'azione penale, va in scena alle 8:55 del mattino. La Corte è già riunita perché il programma prevede il maxi processo per lo scandalo del premio letterario Grinzane Cavour (cattiva gestione dei finanziamenti pubblici, l'imputato principale condannato in primo grado a 14 anni e sei mesi), ma prima deve sbrigare altre incombenze. Fra queste spicca la storia di Youssef, che proviene dal tribunale di Mondovì (oggi soppresso). Quando la relatrice Paola Dezani introduce la causa e cita "il danno pari a 1.20 euro" la maggior parte degli avvocati presenti rimane impassibile - sono abituati a tutto - ma uno scuote la testa e un altro non riesce a trattenersi: si volta e sghignazza. Non è un processo difficile da risolvere per dei consumati veterani delle aule di giustizia, ma in ogni caso richiede la consueta schermaglia in punta di diritto. Il difensore si alza e spiega ai giudici della Corte che non di furto ma di tentato furto si tratta; se poi lo si vuole rubricare come furto, allora è furto semplice e non aggravato e c'è una bella differenza visto che manca la querela della parte offesa (l'Ipercoop di Mondovì). Lo dimostra proprio la lattina. Per tracannare la bevanda, un energy drink, Youssef (smascherato dalla videosorveglianza) aveva strappato la linguetta "e la linguetta - spiega il legale - non è un sigillo di protezione come erroneamente sostenuto dal tribunale, ma un semplice mezzo di chiusura". Ragion per cui "non sussiste l'aggravante della 'violenza sulla cosa'". Il procuratore generale Vittorio Corsi è d'accordo, il presidente Elisidoro Rizzo pronuncia "sentenza di non luogo a procedere" senza neppure l'imputato che lo ascolti: da qualche tempo, infatti, Youssef è tornato di sua spontanea volontà a vivere in Marocco. Finita? Macché. Ci sono altri mini-processi: la sottrazione di una telecamera, un furto di salami. Quindi, finalmente, può cominciare il Grinzane Cavour.
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