TORINO. Sindaci No Tav a Renzi, stop a delirio progettuale
13 Febbraio 2015 - 19:08
Tav
Fermare la Tav Torino-Lione, come è stato fatto con il Ponte sullo Stretto. I sindaci No Tav della Valle di Susa, le associazioni Pro Natura e Wwf scrivono al premier Matteo Renzi per chiedergli di bloccare il progetto della ferrovia ad alta velocità. Con gli esperti tecnici del Movimento No Tav, sindaci ed associazioni hanno messo a punto un documento di 8 pagine più un allegato di 30 - illustrato oggi a Torino - che sarà inviato a Renzi, ai ministri di Trasporti, Ambiente ed Economia, alla Corte dei Conti ed alla Regione Piemonte. La documentazione è firmata dal presidente dell'Unione dei Comuni della Valsusa, Sandro Plano, che ritiene la costruzione della nuova ferrovia "un delirio progettuale" e invita il Governo a "fare come per il ponte di Messina, fermando l'opera". Il tempo per agire stringe, perché il 26 febbraio scade il termine per presentare il progetto definitivo alla Ue, per avere un finanziamento dei lavori al 40%. Ed entro il 24 febbraio sarà costituito il nuovo promotore pubblico dell'opera, che preparerà i capitolati e i documenti di gara, avviando le procedure dei bandi in tempo utile per aprire i cantieri del tunnel di base, in Italia e in Francia, entro il 2017. Il Movimento No Tav ha organizzato una manifestazione a Torino per sabato 21 febbraio ed ha messo al lavoro i propri tecnici. Paventa infatti che, una volta approvato il progetto del tunnel di base i responsabili dell'opera optino per un prolungamento degli scavi già fatti sull'asse della maxi-galleria, senza aprire i cantieri previsti a Susa, in modo da bypassare la protesta nella valle piemontese. "Il Cipe - hanno spiegato gli estensori del documento che sarà inviato a Renzi - intende approvare il progetto definitivo del tunnel di base, con le stazioni internazionali di Saint-Jean-de Maurienne, in Francia, e Susa e l'interconnessione di Bussoleno. Essendo il progetto inserito nella Legge Obiettivo, dopo il via libera del Cipe non sono più previsti ulteriori passaggi pubblici, per cui l'approvazione precluderà al territorio qualsiasi possibilità futura di intervenire". Ma le 8 pagine più 30 di allegati contengono altre motivazioni, tutte riconducibili alla presenza di "gravi problematiche relative alle procedure". La legge, ha spiegato Luca Giunti della commissione tecnica No Tav, prevede che "il progetto che il Cipe intende approvare sia accompagnato dal crono-programma e dalla stima certificata dei costi dell'opera, incluso il tratto francese. Però tutto questo, si evince dal documento inviato a Renzi, "non c'é o è molto carente". "La Francia - ha spiegato Giunti - è in ritardo con la progettazione, in questa fase una valutazione corretta non è possibile. Senza contare che il Cipe aveva precedentemente approvato il progetto preliminare con 222 prescrizioni, molte delle quali risultano non ottemperate". Infine, la Corte dei Conti "potrebbe avere qualcosa da dire - dicono i firmatari del documento - su un'opera da 26 miliardi e 30 anni di cantiere della quale non si conoscono i costi con precisione".
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