Cerca

TORINO. Omicidio Musy: la difesa assolvete Furchì, non fu neppure agguato'

TORINO. Omicidio Musy: la difesa assolvete Furchì, non fu neppure agguato'

Francesco Furchì

Non è stato Francesco Furchì a sparare al consigliere comunale torinese Alberto Musy la mattina del 21 marzo 2012. Anzi, non è stato nemmeno un agguato: Musy si è soltanto trovato nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Al processo Furchì è il turno della difesa, che oltre a chiedere l'assoluzione dell'unico imputato "per non avere commesso il fatto" propone una ricostruzione alternativa. Musy, secondo gli avvocati, non sarebbe stato ucciso da un killer che lo aspettava nell'androne: rincasando, dopo avere accompagnato le figlie a scuola, si sarebbe imbattuto in un bandito che, spaventato, avrebbe premuto il grilletto. "Il nostro principale testimone - ha detto Gaetano Pecorella, uno dei cinque legali che si sono alternati nel pool difensivo - è proprio Musy. Quando è stato soccorso, prima di perdere i sensi, ha ricostruito con precisione come sono andati i fatti". Il consigliere aveva detto di avere visto un uomo con un casco armeggiare davanti alla porta della cantina del condominio e di avergli chiesto che cosa stesse facendo. A quel punto, lo sconosciuto si voltò e iniziò a sparare. Secondo Pecorella, "i colpi non sono stati diretti in modo da provocare la morte del consigliere: lo dimostrano le traiettorie dei proiettili. E a provocare l'emorragia fatale fu soltanto un frammento che lo sfiorò per caso in testa". Impossibile, per l'avvocato, che sia stato un delitto premeditato perché "è stata la stessa moglie della vittima a dire che Musy non aveva alcuna abitudine precisa. L'unica possibilità è che fosse stato seguito da un complice che però non è mai stato trovato e che i due avessero comunicato al telefono". Per l'avvocato Giancarlo Pittelli l'innocenza di Furchì - per cui l'accusa ha chiesto l'ergastolo con sei mesi di isolamento diurno - è dimostrata dal fatto che "non c'è alcun alibi falso precostituito", al contrario di quanto sostenuto dalla procura, e anzi c'è stato "travisamento della prova, con una serie incredibile di forzature per indirizzare l'inchiesta in una sola direzione". Pittelli ha espresso "dolore per la vicenda del consigliere Musy e per il sogno spezzato di una famiglia perbene ma - ha ammonito - la compassione non si trasformi in ingiustizia per il vivo". Sentenza il 28 gennaio.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori