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TORINO. Cubetti di pietra e ottone per ricordare la Shoah

TORINO. Cubetti di pietra e ottone per ricordare la Shoah

campi di concentramento

Cubetti di pietra e ottone incastonati nel marciapiede, in modo che anche il passante più distratto non possa dimenticare gli orrori della Shoah. Sono le "Pietre d'inciampo" realizzate dall'artista tedesco Gunter Demnig, un singolare monumento 'dal basso' che fra ieri e oggi ha fatto la sua comparsa anche a Torino. In due giorni nelle strade del capoluogo piemontese ne sono state posate ventisette, ognuna con inciso il nome di una delle vittime subalpine delle deportazioni naziste e fasciste. Le "pietre" si trovano in sedici città europee e con l'ultima di stamani Gunter Demnig ne ha posate, in base ai conti che sono stati fatti, esattamente cinquantamila. Nel corso della cerimonia che ha accompagnato l'evento il pensiero dei presenti non poteva non correre ai tragici fatti di Parigi: il rabbino capo della comunità torinese, Rav Ariel Di Porto, ha innalzato una preghiera per "i sei milioni di ebrei uccisi" negli anni della Seconda guerra mondiale ma ha anche dedicato "un pensiero alle vittime delle stragi di questi giorni". "Quando abbiamo organizzato questa iniziativa - ha detto Maurizio Braccialarghe, assessore comunale alla cultura - non avremmo mai pensato che ci saremmo trovati immersi in questa barbarie contemporanea. Ma il nostro è un cammino e non è un caso se queste pietre sono chiamate di 'inciampo'. Sono un invito a riflettere su chi, con il suo sacrificio, ha creato la nostra libertà". Nino Boeti, vicepresidente del consiglio regionale del Piemonte, ha affermato che "i terroristi amano la morte e noi la vita e sono convinto che questa differenza, che segna il confine fra l'inciviltà e la civiltà, ci permetterà di vincere". Le "Pietre d'inciampo" sono state portate a Torino dal Museo diffuso della Resistenza insieme al Goethe-Institut Turin e all'Associazione nazionale ex deportati.    

Charlie Hebdo: rabbino Torino, nostra risposta sia di vita

  "La nostra risposta" a fatti di sangue come quelli di Parigi "non deve essere violenta, ma deve essere basata sulla preservazione dei nostri valori, che sono orientati verso la vita e non verso la morte". Lo ha detto oggi Rav Ariel Di Porto, rabbino capo della comunità ebraica a Torino, dopo essere intervenuto a una manifestazione pubblica in memoria delle vittime delle deportazioni nazifasciste durante la Seconda guerra mondiale. "Non possiamo non guardare con preoccupazione - ha aggiunto - a quello che succede nel mondo, anche perché questi episodi sono sempre più frequenti. Purtroppo si ha l'impressione che dietro a tutti questi disegni ci sia una mano ancora occulta. Ma in ogni caso il nostro pensiero deve essere rivolto alla pace, alla sicurezza, alla convivenza civile degli uomini".
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