I primi ad entrare in azione sono gli attivisti, una ventina, che bloccano per qualche minuto l'autostrada Torino-Bardonecchia all'altezza di Giaglione, in Valle di Susa. Comincia così la mobilitazione che scatta in tutta Italia in occasione della sentenza del processo a quattro anarchici No Tav. Bisogna festeggiare l'assoluzione dalla gravissima accusa di terrorismo, ma anche manifestare il disappunto per la condanna a 3 anni e 6 mesi di reclusione e, soprattutto, chiedere la liberazione dei compagni, in carcere dal 9 dicembre 2013 e sottoposti a uno dei particolari regimi di sorveglianza riservati ai detenuti per reati di terrorismo. "Fermarci è impossibile", si legge sullo striscione che apre il corteo di Bussoleno, il paese della Valle di Susa che è un po' la capitale del movimento No Tav, dove si alzano in cielo i fuochi d'artificio. Si sfila a Firenze nella zona di Rifredi mandando il traffico in tilt; a Brescia ci si raccoglie in presidio, a Roma e Bologna spuntano vessilli, mentre un gruppo di giovani in viaggio dalla Lombardia occupa per due ore il treno regionale Milano-Torino prima di scendere a Novara. Sullo sfondo si muove Anonymous con uno stillicidio di ripetuti e cadenzati attacchi informatici ("Tango down", in gergo) ai siti internet della Procura di Torino, del Ministero della Giustizia e di Ltf, la società che si occupa del Tav. La sentenza della Corte d'Assise subalpina divide il mondo politico. "Caduta l'assurda accusa di terrorismo per i quattro attivisti No Tav resta una condanna enorme e puramente repressiva", interviene Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista. Di segno opposto sono le critiche dei deputati leghisti Roberto Simonetti e Stefano Allasia: "se la giustizia è la prima ad avere 'clemenza' e a seguire atteggiamenti assolutori il crimine avrà sempre un alibi. La risposta ai fomentatori d'odio deve essere decisa e ultimativa. Bisogna dare segnali a chi confonde la protesta con la guerriglia: oggi quel segnale non è stato dato". Mino Giachino, esponente di Forza Italia, parla di "sentenza incomprensibile e buonista che rischia di trasformarsi in un boomerang". Fra il Movimento 5 Stelle, la parlamentare Laura Castelli esprime "timidissima soddisfazione per una sentenza che poteva essere peggiore". "Tre anni e mezzo - aggiunge - sono comunque ingiusti così come sono ingiuste tutte le condanne di questi anni ai No Tav".
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