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TORINO. Tav: Fs, costo non è cambiato, quota Italia resta 2,9 mld

TORINO. Tav: Fs, costo non è cambiato, quota Italia resta 2,9 mld

No tav

I costi della nuova Torino-Lione "non sono cambiati" e la quota di spesa spettante all'Italia ad oggi "è di 4,8 miliardi, ai quali vanno però sottratti gli 1,9 del contributo europeo". La seconda audizione in pochi giorni alla commissione Trasporti e Lavori Pubblici del Senato degli amministratori delegati di Fs, Michele Elia, ed Rfi, Maurizio Gentile, ha messo la parola fine al valzer delle cifre sull'opera ferroviaria più discussa della storia italiana.

"Di anno in anno - hanno precisato Elia e Gentile - l'importo sarà rivalutato ed, ovviamente, la revisione potrà essere sia verso il basso sia verso l'alto". Se l'aggiornamento dovesse essere fatto oggi - è stato spiegato - non sarebbe comunque il +3,5% stimato nelle settimane scorse, ma verosimilmente +1,4%.

"Si chiude definitivamente la questione dei costi - commenta Stefano Esposito, vicepresidente della Commissione - oggi si è fatto un servizio utilissimo ai cittadini su quest'opera così delicata. Chi è contrario rimarrà probabilmente contrario e chi è favorevole a sua volta resterà sulle sue posizioni, ma si è fatta un'operazione di trasparenza".

"I costi - ha puntualizzato Gentile - saranno definiti dal certificatore terzo che sarà incaricato, non appena sarà costituito (dovrebbe avvenire entro l'anno ndr), dal promotore italo-francese che dovrà realizzare la ferrovia e poi gestirla.

E la gara per la costruzione dell'infrastruttura si svolgerà secondo questo prezzo". Quanto al contributo che Italia e Francia chiederanno alla Ue "non c'è motivo di ritenere - è stato detto - che non sarà del 40%, come ha ribadito recentemente il coordinatore europeo del corridoio Mediterraneo, Larens Jan Brinkhorst".

"Prendo atto con soddisfazione - commenta il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino - della mancata lievitazione dei costi della linea Torino-Lione. E ringrazio il senatore Esposito per aver condotto in tempi rapidi una verifica puntuale in grado di fare chiarezza e scoraggiare il nascere di eventuali nuovi fronti di dissenso".

"Terrorismo No Tav? In Italia siamo messi male, ma non fino a questo punto". Getta nel piatto anche questo argomento l'avvocato Claudio Novaro, nel silenzio dell'aula bunker delle Vallette, a Torino, per tentare di smontare l'accusa di eversione mossa contro quattro simpatizzanti anarchici del movimento che si oppone al supertreno ad alta velocità in Valle di Susa. "Se un fatto così modesto come un breve attacco al cantiere di Chiomonte basta per far retrocedere lo Stato, per fargli cambiare rotta, per farlo desistere da un'opera pubblica, allora lo Stato è davvero messo male. Siamo forse a questo punto?".

Novaro e colleghi lottano per allontanare lo spettro delle condanne a nove anni e sei mesi chieste dai pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo: al vaglio della Corte d'Assise c'è l'assalto della notte del 14 maggio 2013, portato avanti da una trentina di attivisti a colpi di molotov, razzi e bengala. La preparazione meticolosa, l'organizzazione "paramilitare", il fatto che segnasse il culmine di una lunga serie di danneggiamenti, blocchi stradali e intimidazioni inquadra l'episodio, secondo la procura di Torino, in un vero e proprio atto terroristico, perché l'obiettivo era obbligare lo Stato a desistere da un suo progetto. "Iperboli fantasiose, il terrorismo è un'altra cosa", obietta Novaro: "Se le Br sequestrano il presidente del Consiglio per chiedere il rilascio di dieci detenuti, è chiaro che agiscono per costringere. Ma qui è stato soltanto incendiato un macchinario, un compressore, l'unica vera parte offesa del processo. Un gesto simbolico. E nessuno poteva pensare seriamente che bastasse per bloccare i lavori del Tav".

La squadra legale, rafforzata da un principe del Foro come il professor Oreste Dominioni, non chiede solo l'assoluzione dal terrorismo: dopo avere parlato di testimonianze contraddittorie, di mancanza di dolo, di volontà di non fare del male a poliziotti e operai del cantiere, per gli altri reati invoca questioni di procedura, derubricazioni, letture alternative e una pena finale che non superi i tre anni ma sarebbe meglio due, per ottenere la condizionale. Non solo: c'è anche l'attenuante di avere agito "per motivi di valore sociale e morale". Ne parla l'avvocato Giuseppe Pelazza incassando l'applauso del pubblico No Tav che riempie l'aula bunker.

"La percezione sociale di questa storia - osserva Novaro - è molto lontana dalla connotazione terroristica. I quattro imputati hanno ricevuto moltissime attestazioni di solidarietà".

Nel corso dei mesi ci sono stati cortei, appelli, convegni, interventi di vip della cultura e dello spettacolo. E numerose piccole "azioni dirette" a firma anarchica e antagonista: le ultime, a novembre, sono le scritte lasciate sulla facciata del tribunale di Venezia e gli sportelli bancomat vandalizzati a Milano.

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