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TORINO. Eternit: Green Italia, così vittime muoiono due volte

TORINO. Eternit: Green Italia, così vittime muoiono due volte

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"Se davvero come ha chiesto il pg della Corte di Cassazione verrà cancellata la condanna a 18 anni al magnate svizzero Stephan Schmidheiny, perché il reato è prescritto, sarà come se le vittime dell'inquinamento da amianto fossero morte due volte". Lo dichiarano gli esponenti di Green Italia Roberto Della Seta e Francesco Ferrante.

"Nel caso dell'Eternit - sostengono - il disastro ambientale doloso è un reato continuato, le cui conseguenze durano oggi e dureranno ancora a lungo. Sarebbe dunque del tutto inaccettabile considerarlo come un reato istantaneo, soggetto a prescrizione.

Sarebbe perciò giuridicamente e moralmente indecente la scelta di lasciare totalmente impunita l'azione criminale di chi, nel nome del profitto, ha violato sistematicamente la legge esponendo a rischi mortali migliaia di lavoratori e cittadini".

"Nei giorni in cui sta partendo il processo di Taranto contro i padroni dell'Ilva, anch'essi accusati di aver contaminato l'aria, l'acqua e il suolo contaminando l'ambiente - continuano Della Seta e Ferrante - l'incredibile parabola giudiziaria del processo Eternit dice una volta di più che un Paese dove industrie gestite nell'illegalità possono avvelenare impunemente le persone che ci lavorano e che ci vivono vicino non è un Paese civile".

"L'amianto continua ad uccidere: il picco delle morti è previsto per il 2025, quindi il reato di disastro ambientale doloso è ancora in corso e non si è affatto prescritto". Lo ha detto nella sua arringa l'avvocato Sergio Bonetto, che difende i familiari di 400 parti lese per le morti dovute all'amianto, e difende anche l'associazione italiana esposti amianto (Aiea) e l'Associazione familiari e vittime amianto (Afeva) oltre a Legambiente.

Criticando la requisitoria del Pg Iacoviello e la richiesta di dichiarare prescritto il reato contestato all'unico imputato del processo Eternit - il magnate svizzero Stephan Schmidheiny -, Bonetto ha replicato che "sarebbe invece necessario fare uno sforzo per avvicinare i principi del diritto alla realtà dei fatti ad esempio rifacendosi alla Costituzione che suggerisce soluzioni giuridiche che tutelino valori fondamentali come quello della salute e l'utilizzo del buon senso". Bonetto, inoltre, ha spiegato di non condividere la tesi del Pg in quanto una prescrizione 'breve' "non tiene conto del fatto che tutti i cancerogeni hanno un tempo di latenza molto lungo, e quello dell'amianto varia dai 25 fino ai 40 anni". Per il legale che difende soprattutto i familiari delle vittime di Casale Monferrato, quello del Pg è stato "un colpo di scena mentre la Costituzione ci chiede di adeguare il diritto alla realtà altrimenti si finisce solo per dare una interpretazione astratta e vecchissima come quella che ha proposto il Pg".

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