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14 Novembre 2014 - 13:26
"Violenza armata e organizzata in modo paramilitare per acquisire consensi e per costringere lo Stato a retrocedere. Un atto di guerra": questa la lettura che i pm Antonio Rinaudo e Andrea Padalino hanno dato dell'attacco del 14 maggio 2013 al cantiere Tav di Chiomonte. Ne hanno parlato durante la loro requisitoria al processo che vede quattro anarchici simpatizzanti No Tav imputati di terrorismo.
Quell'azione, caratterizzata anche dal lancio di molotov, fu condotta da trenta persone, giunte da varie parti d'Italia e suddivise in vari gruppetti operativi, dopo una minuziosa preparazione. Per i pm quell'attentato si è inserito in un lungo stillicidio di iniziative violente con le quali si è voluto impedire la costruzione del Tav, provocando un "grave danno all'Italia" e "attaccando con violenza una scelta politica ed economica di uno Stato democratico".
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