La chiesa dedicata a San Nicola da Tolentino apparteneva all’omonima confraternita, la quale fece edificare ed abbellire il proprio oratorio nel corso del Seicento. In precedenza i confratelli si riunivano nella cappella della Santissima Trinità, ubicata nei pressi della cattedrale. L’antica cappella aveva dato il titolo al sodalizio; quest’ultimo era nato nel Trecento con intenti penitenziali e di culto verso il mistero della Trinità, la Beata Vergine e l’apostolo Giacomo. In età moderna la vita dell’associazione si arricchì di nuove devozioni, richiamate nelle stesse opere che decorano la chiesa. Infatti la confraternita assunse come compatrono San Nicola da Tolentino, canonizzato nel 1446 e primo appartenente all’Ordine degli Agostiniani, scegliendo di adottare l’abito nero. Il titolo di confraternita della Misericordia e la devozione verso San Giovanni Battista Decollato si affiancarono in seguito come documenta il privilegio, accordato nel 1645 da Madama Reale Cristina di Francia, di liberare ogni anno un condannato a morte. Da quel momento il principale compito della Confraternita divenne l’assistenza ai carcerati, confinati nel vicino castello, e la sepoltura dei giustiziati a morte, i cui corpi erano deposti nel cimitero o nei sacelli all’interno della chiesa, come ricordano due lapidi con iscrizione nel pavimento. Al Sei e Settecento risalgono la maggior parte delle testimonianze architettoniche e artistiche della chiesa di San Nicola, commissionate dalla confraternita che annoverava tra gli iscritti anche famiglie dell’aristocrazia e della borghesia locale (De Solario, Scaglia). La vetustà della cappella dedicata al mistero trinitario e il bisogno di spazi più ampi determinarono l’esigenza del nuovo oratorio, iniziato a costruire nel 1605; l’edificazione della chiesa fu completata con la realizzazione del coro nel 1627. Le pareti interne, dipinte dal pittore Cesare Chiala tra il 1683 e il 1694, presentano una decorazione illusionistica di gusto barocco, in cui si alternano, incorniciate da finte architetture, marmi e stucchi, le scene tratte dalla vita di San Nicola. All’interno Tra le opere di pregevole fattura vi sono quelle in legno intagliato, ovvero la porta di ingresso, una ‘macchina’ d’altare e gli stalli del coro. Questi ultimi sono costituiti da 33 riquadri, realizzati dallo scultore Francesco Mabrito nel 1684, i quali ritraggono episodi di vita e i miracoli di San Nicola da Tolentino, secondo un’iconografia forse desunta dalle immagini che corredavano una celebre opera agiografica sul medesimo santo, edita nel 1578 e dovuta ad Ambrogio Frigerio. Il coro ospita inoltre un’importante struttura lignea, facente parte in origine dell’altare maggiore; al centro, al posto del tabernacolo, vi è la statua di un angelo, che sorregge in un vassoio la testa del Battista; nella parte inferiore vi sono anche le statue che riproducono, a destra, Guglielmo Duca d’Aquitania e, a sinistra, il vescovo San Simpliciano; al centro dell’ancona vi è un olio su tavola, opera recentemente attribuita a Giuseppe Giovenone il Giovane (1524-1608) che raffigura la Vergine col Bambino tra un vescovo e i Santi Nicola e Giovanni Battista infante; nella parte superiore vi sono i gruppi scultorei della Beata Maria Vergine e della Trinità circondati da cornici e raggi dorati. Interessante è inoltre la tela, datata 1619 e con l’insegna degli Scaglia, la quale riproduce, in primo piano, il Beato Amedeo IX di Savoia mentre distribuisce offerte ai poveri e, sullo sfondo, un panorama della città di Ivrea. La Chiesa si trova nella zona della Cattedrale e qui il giovedì precedente la Festa di San Savino vengono presentati i Priori della festa.
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