Virgilio Conrero, il “mago”, è stato un personaggio che ha fatto la storia del mondo dei motori e ci piace ricordarlo insieme al Cavalier Giuseppe Cantello di San Giusto Canavese, geometra di 76 anni che nel lontano 1956 ha avuto il piacere di conoscerlo. Sono passati tanti anni, ma dalla dovizia di particolari sembra ieri. Un bel viaggio nel tempo, consentito a tutti noi grazie alla passione che sprizza dalle parole di Cantello. “Nell’anno 1956 abitavo a Santa Rita e incuriosito, perché mi era permesso, sovente mi recavo a vedere dal cortile un meccanico speciale che operava sulle macchine. Un “chirurgo”, perché si diceva le truccasse per farle andare più veloci. Che facesse dei lavori delicati sulle vetture era desumibile dal fatto che non indossava la classica tuta blu, ma quella “azzurra” più consona ai suoi delicati interventi. Lavorava in un piccolo locale nel basso fabbricato di via Mombasiglio 46 a Torino, quasi all’angolo con via Lesegno, nelle vicinanze del Cinema Giardino. A volte andavo a vedere, accompagnato dal mio amico Edoardo Serra, ora abitante a Romano Canavese e assistevamo ai lavori. Oltre a mettere le mani sul motore, Virgilio Conrero non disdegnava di fare qualsiasi tipo di intervento necessitasse la vettura, sollevandola con il cric sul carrello e infilandosi sotto di essa, coricato sul lettino orizzontale scorrevole su cuscinetti a sfera”. Il racconto di Cantello è quello di un’Italia diversa da quella di oggi, che non c’è più. “Grande soddisfazione Conrero ebbe quando riuscì ad ampliare il locale avendo avuto la disponibilità del box adiacente. Ebbe così lo spazio che gli diede la possibilità di costruire la classica “fossa interrata”, in modo da poter lavorare liberamente nel sottovettura senza più dover coricarsi sul carrello. Noi giovani speravamo sempre arrivasse il giorno in cui avesse poco lavoro e lo capivamo perché nell’officina compariva la sua vettura, la classica 500 C scapottabile color verde pisello. Significava che voleva farle dei lavoretti speciali per farla quasi volare. Noi incompetenti dicevamo ‘se continua ad abbassarle la testa ci rimane solo più il collo’. Pensandoci bene desumo solo ora che lui faceva le prove a proprio rischio sulla sua vettura e se i risultati erano positivi applicava il metodo su quelle dei clienti”. Cantello e Serra si recavano spesso ad osservare Conrero all’opera: “La nostra presenza ad assistere i lavori era maggiormente sopportata quando i due giovani aiutanti che aveva assunto, Miki e Tormena, vennero a giocare a pallone con me – sottolinea lo stesso Giuseppe – nella squadra del Cinema Giardino. Arrivando nel suo cortile, con un ammiccato cenno di saluto seguito da una semplice battuta scherzosa, per non far perdere tempo, avevamo il sottinteso assenso di poter guardare, senza ingombrare perché ci addossavamo contro qualche parete laterale. Servendomi dei suoi aiutanti, diventati miei amici, cercavo di informarmi per sapere quando il signor Virgilio sarebbe andato a “provare” la 500 nelle strade con tratti di rettilineo e diverse curve, nel vicino parco sportivo Ruffini in zona San Paolo, nelle ore poco frequentate. Questo era il suo circuito di prova. Noi sovente, da sopra la collinetta che ci permetteva maggiormente di vedere sia da vicino che lontano, assistevamo alla folle corsa di questa piccola vettura con gran frastuono del motore, mandato al settimo cielo cambiando continuamente le marce e con il piede sempre a tavoletta. Nelle curve a gomito la vettura era spesso, con nostro stupore, solo sulle due ruote interne e dava l’impressione che prima o poi questo motore si sarebbe ribellato, sprigionando e facendo fuoriuscire dal suo interno i componenti principali formati da cilindri, valvole, pistoni e bielle”. Tempo di rifiatare, di riordinare le idee e il racconto del Cavalier Cantello entra nel vivo: “Passarono anni e, come imprenditore edile, ho costruito dei fabbricati industriali a Moncalieri, negli interni di strada Carignano 46. In quel periodo facevo parte del Consiglio di Amministrazione del Consorzio Carpice formato con il Comune di Moncalieri e avevo il compito di interessarmi dei lavori di urbanizzazione della zona ove avevo proprietà e magazzino ad uso deposito delle attrezzature edili della mia impresa. Un giorno facendo il sopralluogo in un fabbricato industriale, all’interno vedo la zona di lavoro con macchine e operai. Ad una certa distanza, seduto di fronte ad una scrivania, un distinto signore con giacca blu, pantaloni chiari, cravatta e fazzoletto nel taschino dai colori sgargianti: era il Commendator Virgilio Conrero, detto il “mago”. Operava nel capannone messogli a disposizione dal suo amico carrozziere Civardi con locali attigui. Per mancanza di parcheggio e cortile, lunghe file di vetture Opel erano addossate alle pareti dei fabbricati della strada interna, in attesa del lavoro da “maestro”. Dopo diversi anni seppi che si era poi trasferito in un fabbricato che aveva fatto costruire in una zona più a sud-ovest, verso Nichelino”. In vista dell’imminente Memorial Virgilio Conrero 2014, non poteva esserci modo migliore per ricordare il “mago”, alle prese con una delle più grandi passioni della sua vita: le auto.
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