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SETTIMO TORINESE. Gli elettori del Pd e del Movimento 5stelle non sono poi così lontani...

I risultati delle ultime elezioni sono stati semplicemente devastanti per la sinistra italiana.

Contrariamente al voto del Referendum di ottobre poi, che era facilmente interpretabile come voto anti-Renzi, qui siamo di fronte ad una debacle che coinvolge qualsiasi formazione si presenti sotto la bandiera di sinistra o centro-sinistra (basti vedere la disfatta del Leu – Liberi e Uguali).

Lascio volentieri ai tuttologi, sociologi e politologi l’analisi sui perché e sulle motivazioni di questo cataclisma ma è innegabile che questo risultato negativo di portata storica rechi con se’ pochi dubbi sull’opportunità del PD di cambiare completamente pagina rispetto al passato se non si vuole correre il rischio di essere sepolti nel dimenticatoio alla stregua dei vecchi Partito Socialista, Liberale o Repubblicano.   

E’ chiaro altresì che un processo di rinnovamento radicale della propria politica non potrà essere così immediato; ci vorranno mesi, forse anni per risollevarsi da un tale disamore degli italiani nei confronti dell’oramai ultimo partito politico (nel senso tradizionale del termine) rimasto nel nostro paese.

La grande confusione politica che regna in questo periodo dopo i contradditori e non risolutivi risultati elettorali però, a mio avviso, potrebbe consegnare al PD sul piatto d’argento un’immediata possibilità di riscatto, un’opportunità politica che, se spesa bene, potrebbe risultare una base di partenza per una risalita della corrente.

I due grandi vincitori delle elezioni, Salvini e Di Maio, non hanno i numeri per formare un governo che abbia la maggioranza parlamentare e, almeno a parole, rifiutano qualsiasi tipo di compromesso o alleanza con altre forze politiche che possa far intravedere spiragli di buona riuscita.

Ora, escludendo  la possibilità di un alleanza Centro destra-PD (ipotesi  altamente improbabile), l’unica possibilità di evitare un governo tecnico, istituzionale o di larghe intese se non addirittura il caos e il ricorso a nuove inutili elezioni, potrebbe essere il tentativo di una formazione di governo 5 Stelle-Pd.

Tutti ricorderete il tentativo che fece cinque anni fa Bersani e che fallì miseramente con tutte le conseguenze del caso; a mio avviso fu un errore del Movimento arroccarsi su una posizione di intransigenza e negare ogni possibile ipotesi di accordo ma probabilmente nessuno dei  5 Stelle era pronto per prendersi una responsabilità di quel tipo.

Gli attori però sono cambiati; di fronte ad un ipotetico tavolo non si presenterebbe più l’istrione Grillo a deridere i politici di turno e, da parte PD, certamente non parteciperebbe Renzi (nemico numero uno del popolo grillino).

Ovviamente occorrerebbe un grande sforzo di conciliazione da ambedue le parti: certamente Di Maio pur presentandosi in una posizione di forza dovrebbe rinunciare a qualche principio di coerenza e fare qualche concessione ai futuri alleati (penso a qualche ministero affidato a uomini di esperienza ma non ortodossamente Pd come Minniti, Calenda, Gentiloni) mentre il Pd dovrebbe fare appello comunque al senso di responsabilità che aleggia ancora nel suo entourage e cogliere questa occasione come prima base di rilancio per recuperare credibilità verso il popolo italiano.

Gli elettorati Cinque Stelle e PD, apparentemente in questo momento agli antipodi, non sono poi così distanti; il Movimento ha eroso una grande fetta dell’ex popolo di sinistra e sicuramente anche i suoi elettori più intransigenti apprezzerebbero di più un alleanza con il partito democratico rispetto ad accordi con il centro-destra.

Attendendo le prossime mosse istituzionali ritengo quindi che l’unica opportunità per tentare di togliere il paese dallo stallo di una lunga fase politica incerta sia la soluzione auspicata in questa pagina. Saranno le due forze politiche coinvolte in grado di gestire una fase molto difficile, sfidante, controversa ma al tempo stesso affascinante poiché sarebbe la prima volta di un tentativo davvero unico nella storia del nostro paese ?  Ai posteri l’ardua sentenza.

Osvaldo Toldo

Settimo Torinese

 

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