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04 Novembre 2016 - 16:27
Con una lunga lettera al direttivo Anpci della Città Metropolitana (Associazione Nazionale piccoli comuni), il sindaco di Bollengo Luigi Sergio Ricca ha rassegnato la dimissione dalla carica di Presidente
C
ari Colleghi e Presidente, con riferimento alla prossima Assemblea ANPCI della Città metropolitana, sono a rassegnare, per motivi personali, le dimissioni dall’incarico di Presidente.
L’occasione mi permette di fare un sintetico bilancio dell’attività svolta in questi due anni di coordinamento del Direttivo metropolitano, e di ringraziare i colleghi che hanno voluto dare un contributo collaborativo al mio impegno.
Si è lavorato in una fase di grandi cambiamenti dell’architettura istituzionale del Paese, con l’avvio del percorso della costituzione della Città Metropolitana e del percorso, che si voleva obbligatorio, di gestione associata delle funzioni.
Pur rispettando consapevolmente l’obbligo di attuare le disposizioni del legislatore, si è dato vita ad una necessaria operazione “verità”, mettendo in risalto le contraddizioni delle leggi in questione, che oggi, a due anni di distanza, vengono riconosciute anche da una più ampia platea.
Con soddisfazione posso dire che due anni fa, per quanto riguarda la Città metropolitana, ho presentato un puntuale ed articolato elenco di emendamenti allo Statuto, che hanno avuto il riconoscimento di essere quasi totalmente accolti e che hanno contribuito a dare dignitosa cittadinanza alla realtà dei territori esterni alla cintura torinese ed in particolare al ruolo dei Sindaci.
Abbiamo corretto quello che si poteva correggere, non quello che compete invece al legislatore nazionale e che continueremo ad evidenziare e rivendicare, a partire dal ruolo marginale dei Sindaci e della Conferenza metropolitana.
Oggi, dopo il recente rinnovo del Consiglio dopo il primo mandato metropolitano, le contraddizioni sono ancor più evidenti. C’è un Sindaco metropolitano scelto dai soli elettori ed elettrici di Torino che ha una schiacciante maggioranza in città ma che non ha la maggioranza del Consiglio metropolitano. Ma, allo stesso tempo, non c’è nessun altro partito che possa dire di essere maggioranza. E la non partecipazione al voto degli amministratori è stata ancora più elevata del voto precedente, anche se il dato è passato di fatto nel silenzio degli organi di informazione.
E’ evidente che il meccanismo non funziona.
Se ne stanno accorgendo anche coloro che con pervicacia hanno ignorato le nostre osservazioni nella fase di discussione della legge Delrio, e che oggi dicono a denti stretti che è necessario dare vita ad un secondo tempo della legge.
Devo dire che la Sindaca Appendino ha dimostrato di avere idee chiare in merito e c’è da augurarsi ed impegnarsi politicamente perché si giunga ad una modifica sostanziale della legge istitutiva delle Città metropolitane e delle nuove Province.
Se questo non avverrà in tempi brevi, si creeranno, al contrario delle aspettative, inefficienze e maggiori costi per le comunità locali.
Nel documento di nove punti che ho presentato recentemente, ci sono indicazioni significative dalle quali partire per definire una piattaforma che sia condivisa dalle forze politiche per correggere e modificare in meglio la legge Delrio, con l’individuazione di un nuovo sistema elettorale e di governance, in modo da assicurare il primato della rappresentanza degli interessi territoriali e non restare dipendenti delle scelte dei partiti che detengono, con la loro presenza nel Consiglio del capoluogo, il potere di indirizzare le scelte, senza tener conto delle volontà locali, il più delle volte rappresentate da liste civiche.
I nove punti presentati sono un esempio di proposte che non sempre anche i nostri colleghi Sindaci assecondano, preferendo a volte la sola protesta, per quanto eclatante, alla proposta.
Così deve essere anche per la normativa sull’obbligo associativo, che va abrogata, per passare ad un codice degli Enti Locali all’interno del quale sia garantita ai Piccoli Comuni l’appropriatezza delle risorse necessarie per assolvere al ruolo fondamentale nella salvaguardia di quel patrimonio di identità, tipicità, eccellenze e tutela del territorio che caratterizzano il nostro Paese. Un ruolo che non esclude, anzi contempla anche un percorso di associazione nella gestione dei servizi, come già avviene per esempio per i servizi socio-assistenziali o di raccolta e smaltimento dei rifiuti, che possono essere estesi, su base volontaria e facendo rete con l’utilizzo delle nuove tecnologie, anche ad altri ambiti e servizi. Fare sistema si può e si possono avviare azioni concrete di rafforzamento dei territori, a partire, per esempio, da strutture unitarie per la preparazione di progetti per l’accesso ai fondi europei.
Nel nostro caso penso che un ambito di raccordo e definizione di azioni possa essere
il coordinamento nell’ambito delle Zone Omogenee definite all’interno della Città Metropolitana.
Ed è proprio in questo ambito, all’interno della Zona Omogenea 9 dell’Eporediese, che intendo ora privilegiare il mio impegno sul territorio.
Una strada che mi auguro possa portare, con la collaborazione di tutti, a buoni risultati, superando quel parlare di generica riduzione del numero dei Comuni, che, senza tener conto dell’effettivo loro ruolo sul territorio, è velleitario e frutto di improvvisazione.
Sono temi che abbiamo cercato di portare all’attenzione di tutti, come ad esempio con l’iniziativa del 2 giugno dello scorso anno, con una delegazione ricevuta in Prefettura, dove abbiamo illustrato queste ed altre tematiche, come ad esempio la questione degli Uffici postali nei Piccoli Comuni. Una riduzione di servizio che, se attuata, determinerebbe un ulteriore impoverimento di zone che - seppur poco popolate - andrebbero invece protette e salvaguardate perché di rilevanza strategica per il mantenimento delle condizioni di sicurezza globale ed ambientale in tutto il territorio nazionale. Solo rafforzando il ruolo dei Comuni dotandoli della necessaria autonomia e delle indispensabili risorse e servizi, si può contrastare il fenomeno dell’inurbamento che caratterizza il nostro tempo e che può portare allo spopolamento ed all’abbandono di tanto territorio.
Non voglio tediare con altri riferimenti all’attività svolta: ritengo importante richiamare la vostra attenzione sul nuovo mandato della Città Metropolitana. E’ in quella sede che si gioca il futuro dei nostri territori. Dipenderà dalla nostra capacità non solo di metterne in risalto le contraddizioni, ma di essere propositivi e di lavorare nelle Zone Omogenee e nei loro coordinamenti per farle diventare il punto di riferimento per le scelte sul territorio. I Piani strategici di Zona ed il Piano Strategico metropolitano sono due dei luoghi del nostro impegno nei quali possiamo mettere alla prova la “governance” metropolitana nella sua interezza.
Basta parlare di questioni come la razionalizzazione del sistema tangenziale torinese o di risorse europee per la riqualificazione delle periferie ed avere come orizzonte solo Torino e la sua prima cintura ed indirizzare lì progetti e risorse.
Se la Città metropolitana vuole essere riconosciuta come tale da tutto il territorio deve avere come riferimento del proprio impegno tutto il territorio. Le progettualità strategiche di Torino e della prima cintura devono essere allargate a tutti, coinvolgendo le Zone Omogenee che devono diventare il luogo nel quale costruire una cultura amministrativa collaborativa che aiuti a fare sistema, con la creazione di relazioni forti e stabili tra le diverse zone, con la certezza che le scelte condivise a livello territoriale troveranno ascolto e sostegno a livello superiore.
Su questo versante si indirizzerà il mio impegno futuro, su questa strada mi auguro di trovare tanti di voi, a partire dalla Conferenza metropolitana del 22 novembre prossimo.
Prima di chiudere, un dovuto ringraziamento a Tea, per la preziosa collaborazione organizzativa costantemente assicurata.
Buon lavoro.
Luigi Sergio Ricca
Sindaco di Bollengo
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