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Ivrea
19 Novembre 2022 - 11:09
Castello di Ivrea
Sarà firmato entro la fine del mese di novembre il contratto con l'impresa aggiudicataria del secondo step dei lavori previsti al castello dalle rosse torri (come lo ebbe a definire Giosuè Carducci) o del Conte Verde Amedeo VI di Savoia che lo costruì tra il 1358 e il 1395. E arriverà il Natale, poi il Carnevale... ora che si apre il cantiere sarà più o meno la prossima primavera, nel bel mezzo della campagna elettorale.
I nuovi interventi renderanno fruibile la corte attraverso la realizzazione di una nuova pavimentazione e la messa in sicurezza delle facciate.
Si realizzerà, inoltre, una nuova scala la cui struttura rimanda a quella delle torri mobili che venivano accostate alle fortificazioni durante gli assedi e permetterà l’accesso ai camminamenti di ronda per un inedito punto di vista sulla Città e sul paesaggio circostante. Infine, l’illuminazione architetturale delle mura sarà resa più efficiente e completa con nuovi apparecchi illuminanti a LED.
Il progetto
Il primo intervento, risalente all'estate del 2020 era costato 260 mila euro. Soldi indispensabili per eliminare quelle orrende onduline blu che transennavano l’ingresso e sostituirle con una bella cancellata in ferro battuto e una pavimentazione in sassi approvata dalla Soprintendenza.
Quando sarà tutto finito il costo complessivo dell'intervento sarà di 825 mila euro, di cui 660 mila euro di un contributo ottenuto partecipando al bando "Fondo Cultura" del Ministero della Cultura.
Non si tratterà, comunque, di una sistemazione complessiva, dato che per quella occorrerebbero non meno di 5,5 milioni.
Il progetto definitivo firmato da un pool di professionisti tra cui l’architetto Ezio Ravera risale all’ottobre del 2019.
Il primo progetto di riqualificazione era stato realizzato nell'era di Carlo Della Pepa, verso il finire del 2018 da docenti e professionisti (Rocco Curto, Maria Adriana Giusti, Diego Ferrando e Michele Perna). Prevedeva spazi museali, aree per la ristorazione e una scuola a cielo aperto dedicata al restauro. Si sapeva già quel che si voleva fare, peccato mancassero i soldi e ce ne sarebbero voluti davvero tanti, anche solo per rallentare il degrado che era evidente, sia per il castello, sia per le mure di cinta rosicchiate da alberi e sterpaglie. Su queste ultime più volte in passato ci si è lamentati che non ci fosse un accordo con la Curia per la risistemazione dell’intera parte alta della città. Tra i più convinti, durante la passata amministrazione, anche l’azzurro Tommaso Gilardini, fiancheggiatore del Comitato di Tony Ziliotto per la riapertura dell’antica Porta Bosone così ben disegnata del Bagetti in una stampa raffigurante la presa di Ivrea da parte dei Francesi di Napoleone, avvenuta il 21 maggio 1800. E sarebbe un bel modo per collegare l’area mercatale con il centro storico.
Tutto bene? Più o meno, non foss’altro che, come dice Ziliotto, “sulle Mura e su Porta Bosone” l'attuale sindaco, men che meno l'assessore Michele Cafarelli, non ha mai detto un “beh”.
In foto Tony Ziliotto
“L’ho incontrato circa un mese fa alla Canottieri e mi ha detto che del mio progetto non ne sapeva nulla - ci aveva raccontato Ziliotto - Mi aveva lasciato il suo numero di telefono e io un paio di giorni dopo l’avevo richiamato. Mi aveva detto di lasciare il mio numero in segreteria e io l’ho fatto. Da allora non l’ho più sentito. Probabilmente non gliene importa nulla....”.
Nato ad Albenga e cresciuto a Ivrea, Ziliotto, ex Direttore della Scuola Meccanica Agraria dell’Istituto Ubertini di Caluso e per lungo tempo in giro per il mondo a occuparsi di programmi rurali, dalla pensione in avanti, altro non s’è messo a coltivare che le sue passioni per la storia e per la scrittura. Suoi una lunga serie di libri. “Piccola Ivrea segreta” è del 1987. Seguono “Qui sauvera le paysan africain?”, “Per una reale partecipazione dei rurali poveri”, “Piccole storie del mio paese”, “Giuanin, l’America e l’amore”, “Nuove storie”, “Uccidete il sognatore” e, infine, “Una cavolata al giorno… Piccolo prontuario per difendersi dai Radical Chic”
Le domande che Ziliotto si faceva riguardavano la messa in sicurezza delle mura che stan cadendo a pezzi e il futuro di un bene che è di tutti, oltretutto in una città patrimonio dell’Unesco. E sono – diciamocelo francamente – interrogativi abbastanza imbarazzanti, per chi avrebbe titolo per rispondere… “Le nostre povere mura – commentava – hanno già subito l’offesa di un concorso costato migliaia di euro per la costruzione di ascensori esterni. Spendendo poco di più si sarebbero potute collocare reti di contenimento soprattutto nel tratto più scosceso, cioè scendendo da via Circonvallazione, tra la fine del giardinetto Avis e il posteggio…”.
Ziliotto poi, il cui pensiero era stato ripreso, nella passata legislatura, dall’azzurro Tommaso Gilardini, aveva evocato anche la vecchia proposta di collegamento tra la piazza del mercato e la città alta, cioè il ripristino dell’antica Porta Bosone.
In mano un’antica stampa del Bagetti sulla presa di Ivrea da parte dei Francesi di Napoleone, avvenuta il 21 maggio 1800.
“Gli assalitori – commentava – arrivano dal basso percorrendo un sentiero accanto alla palude (all’epoca chiamata Lago di Città) poi girano verso una staccionata e qui si scontrano con la prima linea di difesa dei Piemontesi mentre dall’alto delle mura i nostri fucilieri cercano di fermarli invano. Ma da dove passano i Francesi per entrare in Ivrea? Alcuni storici hanno parlato di Porta Aosta o Porta Vercelli ma da lì non si arriva a nessuna delle due. E allora? Allora non resta che la nostra cara Porta Bosone…”.
Ziliotto ne ha sempre avute per tutti anche a chi gli ricordava che le mura sono della Curia.
“E’ vero – rispondeva – tuttavia buona parte delle piante che provocano la caduta delle pietre sono al confine del suolo pubblico o all’interno di esso ma le loro radici vanno dove vogliono. Per le piante che crescono direttamente sulle Mura, perchè mai il Comune non se ne deve occupare? Se cadessero tegole in via Palestro, potrebbe il Comune disinteressarsi perchè cadono da tetti privati?”
E proprio per questo nel 2012 la Sopraintendenza inviò un’ingiunzione sia al Vescoco che al sindaco.
“Io spero che Sertoli prima o poi si decida a darmi ascolto – commentava – Mettiamo subito in chiaro che il nostro Castello è un unicum che non esiste altrove, per storia, struttura, posizione e centralità. Al suo interno è quasi vuoto: è come uno splendido contenitore dentro il quale un genio potrebbe scatenare tutta la sua fantasia. Ma esistono ancora i Leonardo, i Michelangelo, e i Lorenzo de’ Medici? Se tutti ci facciamo venire in mente qualcosa, il Castello potrebbe divenire il motore di un piccolo rinascimento della Città, tanto più che in prossimità esistono antichi palazzi in vendita che potrebbero diventare hotel a 5 stelle…”.
Correva il 7 dicembre 2017 quando l’Amministrazione comunale di Ivrea annunciò in “pompa magna” che la proprietà del Castello era stata trasferita dal Demanio al Comune con l’iter del federalismo culturale. Non fece in tempo ad annunciarlo che dalle mure si staccarono (pensa te che sfiga...) alcune tegole che solo per puro caso non caddero in testa ai passanti.
Da qui in avanti chiari a tutti tre concetti.
Il primo: ogni anno, entro le 24 del 31 dicembre, come Cenerentola, l’Amministrazione comunale avrebbe dovuto inviare una relazione alla Soprintendenza sui passi in avanti compiuti.
Il secondo: esistevano una serie di impegni e un tempo massimo per realizzarli.
Il terzo: non ci si sarebbe dovuti scostare dal piano approvato da tutti i soggetti che avevano titolo per attuarlo.
Più nello specifico, l’Accordo di Valorizzazione con il Demanio ai sensi dell’art.112, comma 4 del Dlgs.22.01.2004, n.42 ed approvato nel C.C. del 21.12.2016, appioppava e ancora lo appioppa al Comune di Ivrea l’onere della conservazione.
Un onere non indifferente di 5,5 milioni di euro e nove anni per rispettare l’accordo (ne sono già passati 6).
Com’è andata già si sa… Nel 2018 è cambiata l’Amministrazione e tutte quelle belle promesse, almeno fino ad oggi, sono rimaste lettera morta, salvo per questi 825 mila euro. Davvero pochini....
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