Cerca

IVREA. Uno “sciopero” dei soldati spagnoli del 1555 fece cadere Ivrea nella mani dei francesi

IVREA. Uno “sciopero” dei soldati  spagnoli del 1555 fece cadere Ivrea nella mani dei francesi

In foto Spagnoli del Tercio fermano una carica di cavalleria

Il 2 settembre 1494 il re di Francia Carlo VIII alla testa dell’armata francese vali le Alpi attraverso il Monginevro, si apre per l’Italia un periodo storico di tragedie e profonde trasformazioni che terminerà con la pace di Cateau-Cambrésis il 3 aprile 1559 e la rinascita del ducato di Savoia ripreso ai Francesi dopo il disastro di Saint-Quentin che stabilì il dominio spagnolo ai danni dei Francesi. Nel frattempo si scatenarono nella penisola, da nord a sud una serie interminabile di battaglie. Con la ripresa della guerra franco spagnola in Piemonte, nel 1536 Torino era caduta in mano francese e l’incapacità del duca di Piemonte, Carlo II di Savoia di contrastare l’armata di Francia aveva di fatto dissolto il potere locale. Francesco I incaricò l’ammiraglio Philippe de Chabot di impadronirsi del Piemonte orientale per assicurarsi una testa di ponte per tenere un fronte aperto per i domini italiani di Carlo V d’Asburgo.

Catturata Torino, i Francesi si dedicarono a potenziare le difese della città ormai annessa alla corona di Francia,.tra il 1538 e il 1541, nel 1542 le truppe francesi investirono e occuparono la piazzaforte di Chivasso per via della sua posizione nodale per i collegamenti tra Torino e il Monferrato, Vercelli, Ivrea e Valle d’Aosta, trasformandola, per tutta la durata di questa fase del conflitto (1551-1559), come base di partenza per attaccare i presidi spagnoli a Chieri, Volpiano, Ivrea, Santhià e Casale, nel cuore dell’area spagnola.

Ivrea, in mano spagnola, era la spina nel fianco al sistema di spartizione territoriale tra Francia e Spagna: la sua particolare collocazione all’imbocco della Valle d’Aosta, costituiva un impedimento al controllo dei valichi alpini ed era difesa a sud dal corso della Dora Baltea su cui si gettava il ponte romano del Canavese (ora Ponte Vecchio) unico collegamento verso il Vercellese e la Valle d’Aosta in zona.

La città era presidiata dal colonnello Cristobal de Morales, governatore di Ivrea. Nel 1544 fece erigere un  forte su un’altura prospiciente le mura occidentali della città a cui diede il nome di Castiglia, la sua terra spagnola d’origine, nel medesimo anno dell’assedio francese condotto da Guido de Guiffrey signore di Botières, luogotenente del re di Francia.

La città, strenuamente difesa dagli Spagnoli resistette e i Francesi dovettero levare il campo dopo appena 10 giorni il 24 gennaio 1544 La vittoria spagnola innalzò la fama di Morales, tanto che il duca Carlo II di Savoia gli cedette i feudi di Cly (oggi comune di Valtournanche) in Valle d’Aosta e di Cigliano. Ma la situazione con i Francesi non faceva abbassare la guardia per i continui attacchi francesi.

La città vantava una popolazione stimata di 5.000 abitanti dovuta allo sviluppo di numerosi opifici e mulini che sfruttavano l’energia del fiume, porti natanti fluviali per il trasporto delle merci che con il Naviglio di Ivrea viaggiavano Vercelli e il milanese. La primaria struttura produttiva della città era quindi al di fuori della cerchia muraria. Morales nella difesa dovette applicare i canoni della fortificazione alla moderna che per la conformazione anfibia di Ivrea, necessitavano di adattamenti radicali. Morales comandava 1500 soldati spagnoli, disponeva di un parco d’artiglieria e aveva ricevuto l’ordine perentorio di non cedere per nessuna ragione la città e il Ponte Canavese.

Ragionando sulle difese considerò tre elementi basilari: la necessarie distruzione delle infrastrutture presenti fuori le mura e sull’acqua, perché se conquistate dal nemico avrebbero costituito il rischio di trasformarsi in fortificazioni del nemico per approcciare più da vicino le mura. Quelle natanti sarebbero diventate piattaforme galleggianti per assaltare il Lungodora dal fiume. L’urgente costruzione di un forte esterno (la Castiglia) per battere il Borghetto (borgo al di fuori delle mura), il Ponte Vecchio e il muro occidentale della città. La terza azione fu quella di costruire un bastione su un altura di fronte alla porta di Vercelli della città, il bastione del Caulero. Naturalmente la distruzione delle aziende produttive della città e in generale la guerra, provocò una grande migrazione degli eporediesi che scesero drammaticamente a 750 unità nel 1544. Dieci anni dopo i Francesi condotti dal maresciallo di Brissac (che nella sua permanenza in Canavese fece costruire il Canale irriguo di Caluso) assediò la città invano difesa da  Spagnoli e cittadini . Tornò con rinforzi nel novembre 1554 e iniziò una serie di numerosi e sanguinosi assalti. Come narra Françoise de Boyvin, barone di Villars nei suoi Memoires (Paris, 1836) le truppe di Brissac si presentarono all’assedio iniziando la giornata con lo sparo dei cannoni, tiri d’archibugio e il suono di trombe e tamburi. Con il finire dell’anno però avvenne un colpo di scena. Dal capitano generale dell’armata spagnola in Italia, Don Suarez de Figueroa de Cordoba e de Feria in Milano, non arrivavano le paghe dei soldati e tanto meno dei rinforzi e la guarnigione spagnola di Ivrea non si ribellò, ma entro in “sciopero”

A nulla valsero le minacce e le lusinghe e le lettere disperate del Morales per farsi mandare i soldi. Sta di fatto che la città ben fortificata non aveva più soldati disposti a combattere. A lui non restò che consegnare le chiavi della città ai nemici il 25 dicembre 1554 e il castello delle rosse torri si sarebbe arreso il 19 gennaio 1555 passando così sotto la corona di Enrico II di Francia. Questo scherzo non costò solo la fulgida carriera dello spagnolo: da Madrid: un furiso Filippo II lo fece condannare alla degradazione, privare dei suoi feudi italiani e rinchiudere a vita nel castello dell’Isola di Lipari a meditare sul gran danno causato alla corona di Spagna.

in foto il Castello di Cly in Valtournanche appartenuto a Morales.
Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori