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IVREA. Legambiente contro Ativa, il 23 giugno incontro allo Zac!

IVREA. Legambiente contro Ativa, il 23 giugno incontro allo Zac!

Il viadotto Marchetti sulla bretella autostradale

“Riteniamo non accettabile che le problematiche dell’autostrada vengano trattate in modo disgiunto dal rimodellamento dell’incile, che non si faccia riferimento al Pai (Piano di Assetto Idrogeologico) e che, per la sicurezza dei cittadini, si indichi come soluzione ad un problema un progetto di una società privata, peraltro non ancora approvato dagli enti competenti e contestato da enti locali del territorio”. Con queste parole, messe nere su bianco e indirizzate dalla Regione da Fabio Dovana, Presidente Piemonte e Valle d'Aosta Onlus, e dal quincinettese Domenico Pignataro, Presidente CircoloDora Baltea, Legambiente torna all’attacco sul progetto di sopraelevazione dell’auostrada, da Pavone a Borgofranco. Chiedendo con forza “una radicale revisione dell’approccio per la valutazione e della gestione del rischio alluvioni relativi al sistema del nodo idraulico di Ivrea”. Non foss’altro che la sicurezza del nodo idraulico è oggetto di studio da ben 15 anni e, su commissione della Provincia di Torino, ci sono fior fiori di studi realizzati da primari istituti universitari quali il politecnico di Torino e il Cudam di Trento. Il succo della battaglia è noto. Con questo mega investimento Ativa punterebbe ad obiettivo esclusivo: ottenere la proroga della concessione trentennale, cosa che non avrebbe nulla a che fare con le prerogative relative alla sicurezza. Se poi ci aggiungiamo che Ativa addirittura suggerisce di attivare la procedura del project financing con il diritto di prelazione del proponente, che ha ricorso contro il ministero delle Infrastrutture e trasporti e quello dell’Economia e delle finanze per farsi riconoscere il rinnovo della concessione dell’A5 Torino-Quincinetto, in scadenza il 31 agosto 2016, quando l’Europa impone l’assegnazione della gestione autostradale con bando pubblico, non ci dovrebbero essere dubbi. Anzi. “I punti di riferimento per la difesa del territorio e l’attenuazione del rischio - sottolineano Dovana e Pignataro, e lo rimarcano in una lettera del 30 marzo scorso indirizzata al Presidente della Giunta Regionale Sergio Chiamparino e all’Assessore Francesco Balocco - sono due: il rimodellamento dell’incile. come previsto dal PAI fin dal 2003 ma ampiamente disatteso, e la realizzazione delle arginature come da studio del Cudam di Trento. "I due studi di riferimento cercano di dare risposte organiche alla complessa situazione del nodo ed il problema dell’autostrada non è il più importante: il rimodellamento dell’incile è il punto centrale”. Gli ambientalisti hanno chiesto audizione in Regione. Rimarcano l’esigenza di rispettare le promesse, ovvero compiere quei lavori necessari per mantenere invariati i livelli idrici in Dora Baltea, la realizzazione degli argini e l’adeguamento delle infrastrutture viarie interferenti quali l’autostrada Torino-Aosta  (in corrispondenza  dell'incile) al fine di rendere il rilevato "trasparente"  e  non tracimabile;  e lungo il ponte della  S.P.77 sul torrente Chiusella. “Compito della Regione - concludono - dovrebbe essere quello di dar luogo ad uno studio sull’attuale situazione del nodo e farsi promotrice del completamento di quanto non realizzato a difesa del territorio”. Sollecitano che l’Italia rispetti le imposizione della Unione Europea che significa stralciare il sotterfugio consistente nel’articolo 5 del decreto cosiddetto “Sblocca Italia”, il quale ripropone la proroga in cambio di “interventi di potenziamento, adeguamento strutturale, tecnologico ed ambientale delle infrastrutture autostradali nazionali”. Già nell’aprile 2015, in un incontro a Ivrea, Legambiente aveva rimarcato (e la posizione non cambia malgrado, nel frattempo, sia stato inaugurato il primo stralcio del mega progetto, ovvero il Viadotto Marchetti di Pavone) che “i costi per il territorio sono di tutta evidenza e vanno dall'enorme danno al paesaggio, al consumo di suolo, agli elevati costi (con ribaltamenti pressoché certi sulle tariffe autostradali) insieme ad una cantierizzazione pesante e duratura”. “In democrazia - commenta Legambiente - ogni trasformazione di rilevante impatto che incida sul benessere individuale e sociale richiede percorsi decisionali ampiamente condivisi che intercettino le espressioni di interesse di chi vive ed opera sul territorio. Il progetto Ativa, in quanto opzione di un privato comprensibilmente interessato ad ottimizzare il proprio profitto, non propone un reale confronto tra possibili soluzioni. Ad esempio, nei dati di progetto idrologico utilizzati da Ativa non c’è risposta alla domanda elementare: alzare la strada o abbassare il livello di piena? Domanda da confrontare con un elementare pacchetto di minimi interventi di laminazione o casse di espansione (ivi compresi eventuali rimodellamenti dell'incile). Nulla si dice se ciò dipenda da mutate condizioni idrologico e idrauliche del bacino di monte, mentre dovrebbe costituirne il punto di partenza”.  Lo scorso 16 maggio Legambiente ha presentato ulteriori osservazioni alla Regione. E per giovedì 23 giugno alle 21 ha convocato un incontro allo Zac! presso il Movicentro. In quella sede si parlerà del progetto Ativa di sopraelevazione per un tratto di circa 10 km ma anche del progetto di Idropadana di costruzione di una centrale idroelettrica di 2 Mwatt ad Ivrea che è in continuità con numerosi altri progetti di sfruttamento della Dora Baltea.
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