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11 Maggio 2016 - 10:42
Ivrea
Lo scorso venerdì pomeriggio, il 15 di aprile, c’è stato, ad Ivrea, il temporale. Si è scatenato nell’Auditorium Giovanni Getto del Liceo Carlo Botta e si è contrapposto con pari intensità e vigore al vero fenomeno atmosferico che ha scosso il Canavese. L’artefice di questo evento breve, ma intenso, è stato il professor Adriano Pennaccini, docente emerito dell’Università di Torino, che dalle 17:00 alle 19:00, ha tenuto una conferenza sul tema della retorica applicata a una varietà di discorsi dall’antichità fino ad oggi, analizzati più nel dettaglio nel suo libro da poco pubblicato Discorsi eloquenti da Ulisse a Obama e oltre con una giunta fino a Papa Francesco, manuale che il professore ha costruito grado per grado nel corso della sua carriera, partita dall’insegnamento nei licei, per arrivare all’istituzione del corso di studi di Scienze della Comunicazione dell’Università di Torino da cui discende, in certo modo, anche l’attuale indirizzo del Liceo Classico della Comunicazione.
Fin da giovane, ha dichiarato infatti di essere stato attratto dallo studio della lingua, della forma e della parola credendola fermamente un mezzo per giungere allo spirito. Nel corso dei suoi insegnamenti ha sempre cercato di orientare l’attenzione e lo spirito dello studio non solo alla ricerca tecnica delle figure retoriche, alla quale spesso la tradizione dello studio della retorica si è limitata, ma anche sui procedimenti dimostrativi, gli entimemi, cioè ragionamenti per induzione, l’uso delle sette circumstantiae e l’ordine del discorso, prestando particolare attenzione all’ultima fase che dovrebbe costituire un discorso che è la peroratio, ovvero la mozione degli affetti. Ciò sulla base della ferma convinzione che l’impianto retorico di un testo abbia la funzione di renderlo efficace, di migliorare cioè il sistema comunicativo.
Introdotto e supportato dalla Professoressa Teresa Skurzak, il professor Pennacini ha infatti avviato l’incontro ringraziando tutti i presenti e rievocando i legami di riconoscenza e di gratitudine che lo legano al nostro territorio e alla dirigente e ai docenti del nostro liceo, mettendo in atto un espediente retorico molto efficace, ossia quello di collocare in primo piano la mozione degli affetti. Ciò che infatti già i retori antichi cercavano di insegnare per costruire un discorso efficace è rafforzare il ragionamento con i sentimenti e i sentimenti con il ragionamento ed è proprio quello che il professore ha abilmente dimostrato proseguendo con un’analisi puntuale di alcuni testi in cui la retorica è presente in maniera molto consistente. Il primo è il passo tratto dall’Eneide di Virgilio in cui dialogano Didone e Anna, sua sorella, quando ormai la regina di Cartagine è irrimediabilmente innamorata di Enea; il passo è significativo per l’alta tensione emotiva creata dalle abili parole della giovane attraverso l’utilizzo di figure retoriche: la più evidente è la personificazione e l’invocazione del Pudore, che Didone teme di violare legandosi ad Enea.
In seguito il professore ha analizzato il discorso di Napoleone Bonaparte pronunciato in italiano il 26 gennaio 1802 a Lione e, in particolare, l’epilogo in cui è utilizzato in massimo grado l’espediente retorico della captatio benevolentiae, cioè il tentativo da parte di chi pronuncia il discorso di ottenere la benevolenza del pubblico.
Infine si è passati alla specificità dell’eloquenza di Obama, che emerge chiaramente da alcune sezioni del suo discorso in occasione del suo primo mandato presidenziale: essa consiste nella capacità di integrare la convinzione ragionata con la mozione degli affetti. L’entimema è infatti rafforzato dall’effetto emotivo ottenuto attraverso varie strategie: la personificazione, l’apostrofe, la comunicatio, ossia il coinvolgimento del destinatario, e l’evidentia, ossia la descrizione di un’azione come se avvenisse in quel momento. In tal modo Obama riesce a costruire un discorso che non solo convince, ma anche commuove il pubblico, ottenendo cosi lo scopo prefisso di averlo dalla sua parte.
Un temporale dunque, questa conferenza, che con la sua forza non è stata solo un’analisi encomiastica della retorica, ma una presa di coscienza della sua importanza e del suo utilizzo che spazia dal diletto, con la letteratura, fino al dovere, con la politica. E attraversa i secoli fino alla più stretta contemporaneità.
Martina Alvino, Anna Avataneo, Francesco Masseria (III B AGB)
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