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Livorno Ferraris

Elezioni: Sandra conferma l’Amministrazione uscente Barone raccatta i vari delusi del decennio corgnatiano

Pronte le due liste che concorreranno alle Comunali di maggio. Conferme, novità, voltagabbana e molto nervosismo

Elezioni Livorno Ferraris 2023

Elezioni Livorno Ferraris 2023

Comunque vada, un fatto è certo: dopo dieci anni è finita la «pax corgnatiana» che, nel bene e nel male, ha caratterizzato il paese per due consiliature. Ed è finita non solo perché il sindaco uscente, pur ricandidandosi come consigliere «per dare una mano», è ormai concentrato su un’altra campagna elettorale, quella per l’elezione a rettore del Politecnico di Torino: è finita soprattutto perché alcuni che, nel recente passato, avevano sostenuto Stefano Corgnati e collaborato con lui ora - per i motivi più vari - sono passati dall’altra parte. E quindi, a differenza di cinque anni fa, “Unione per Livorno” si è ristretta e difficilmente stavolta rivincerà con quell’ampio margine con cui nel 2018 aveva asfaltato la sgarrupata lista di Chiara Barone.

Corgnati, figlio politico di Renzo Masoero (richiamato in Comune come funzionario qualche anno fa) e suo assessore nel primo decennio del secolo, aveva preso le redini del Comune nel 2013 dopo un biennio di disgrazie per il centrodestra livornese: l’arresto di Masoero beccato con le mazzette di soldi nel cassetto della scrivania, la tragica morte di Marco Michelone in un incidente stradale. Il capolavoro politico di Corgnati era stato quello di portarsi in lista due dei candidati a sindaco trombati nel 2011 - Franco Sandra e Matteo Capizzi - e di vincere le elezioni grazie alle loro centinaia di preferenze; e poi, nel quinquennio amministrativo, il secondo capolavoro: quello di “sterilizzare” i concorrenti Gianfranco Falchetti e Sandro Mambrin. Tanto che, nel 2018, per confermare il clima di pacificazione a tutto campo si era portato in lista un Falchetti-boy, Davide Mosca, assicurandosi così anche l’appoggio (mai formalmente dichiarato) del Partito Democratico. Cinque anni fa Corgnati ha quindi vinto le elezioni senza problemi; anzi: la soluzione all’unico problema - quello di raggiungere il quorum del 50% dei votanti, a cui da sola “Unione per Livorno” non sarebbe arrivata - glie l’ha regalata su un piatto d’argento la sagace Chiara Barone, presentando una lista che ha raccolto pochi voti ma che ha evitato il commissariamento del Comune.

“Unione per Livorno”, quindi, ora chiede ai livornesi la conferma - in lista c’è tutta la Giunta Corgnati uscente (Bianchetti, Michelone, Mosca), con Sandra promosso candidato sindaco - ma vede, dall’altra parte, un rassemblement di transfughi, ex-corgnatiani che qualche voto lo porteranno via. La Barone, infatti, dopo la débâcle di cinque anni fa e dopo aver perso qualche pezzo (Elia Demin, che - candidato con lei cinque anni fa - nel corso della consiliatura ha saltato il fosso e ora s’è accasto tra i corgnatiani) stavolta ha messo insieme una lista di delusi da “Unione per Livorno” che cercano la rivincita. E dopo tanto peregrinare (nel 2011 in lista con il compianto Fabrizio Tiozzo: trombata; nel 2013 candidata alla Camera per il Partito Democratico: trombata; nel 2018 eletta in Consiglio comunale solo perché capolista) spera, grazie ai loro voti, di andare a fare la vicesindaca, come ha già dichiarato facendosi fotografare insieme a Capizzi.

Ecco quindi la composita lista messa insieme da Barone. Candidato sindaco Matteo Capizzi, a lungo luogotenente della locale Stazione Carabinieri, che già aveva tentato di diventare primo cittadino nel 2011 (quando la Barone era in una lista avversaria) ma prese poco più di 500 voti, e che nel 2013 era in lista con Franco Sandra, Claudio Michelone e Mara Bianchetti (ora suoi competitors). La punta di diamante è però l’ambizioso Federico Pizzamiglio, che aveva iniziato la consiliatura con “Unione per Livorno” - e quindi avversario della Barone - ma che poi con le sue iniziative - Consulta Giovani, Palio dei Rioni - ha alzato troppo la cresta (è evidente che aspira a fare il sindaco, ma sa che non è ancora il momento): e siccome tanti galli in un solo pollaio non si trovano bene, è stato isolato e depotenziato dal clan dei corgnatiani; è quindi uscito dal gruppo, ha cominciato ad organizzare iniziative con la Barone ed ora è in lista con lei. Si aggiungono alla compagnia Christian Fornarese e Gioacchino Siclari, che nel 2011 stavano con i masoeriani di Michelone (e quindi contro la Barone, candidata in un’altra lista) ma che ora vanno con lei. C’è poi Ilaria Rey, che sotto Corgnati aveva diretto il Museo Archeologico del Vercellese Occidentale ma che poi è stata sostituita; e c’è infine Antonio Tamburelli, l’unico coerente (oltre ad essere uno dei pochi che studia i progetti e i documenti amministrativi): sempre contro i corgnatiani, cinque anni fa come oggi.

A fare sclerare la Barone c’è però - oltre al tradimento di Demin: che ora tratta come un reietto perché «è un simpatizzante di Fratelli d’Italia», ma nel 2018 se l’era portato in lista senza problemi - la palese ostilità del suo vecchio partito, il Pd. Che, dopo aver piazzato Davide Mosca nella lista e poi nella Giunta Corgnati, stavolta ci infila anche la giovane Simona Paonessa, neosegretaria provinciale dei Giovani Democratici e membro dell’assemblea nazionale del partito. Dopo due mesi di «trattative» con la Barone, la Paonessa ha capito il tipo e ha deciso di candidarsi con Sandra, nell’altra lista. La Barone allora s’è incazzata come una iena e ha scritto a tutto il Pd: alla Segreteria Provinciale, a quella Regionale e a quella Nazionale: «se Paonessa vuole partecipare a questa competizione elettorale, che dia le dimissioni dall’Assemblea, restando una sostenitrice tesserata, su cui nessuno avrebbe obiezioni di alcun genere. Se vuole portare avanti la sua carriera politica all’interno del partito, invece, che stia fuori da queste elezioni. La sua attuale candidatura è inaccettabile così come è inaccettabile il vostro silenzio da meri spettatori». Ovviamente al Nazareno non parlano d’altro, Elly Schlein ha immediatamente convocato Stefano Bonaccini, e da due settimane i massimi organi del partito sono in riunione permanente per risolvere i problemi di Chiara Barone a Livorno Ferraris.

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