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LIVORNO FERRARIS. Nel nuovo Museo Archeologico del Vercellese Orientale reperti anche da Balocco, Crescentino e Motta de’ Conti

LIVORNO FERRARIS. Nel nuovo Museo Archeologico del Vercellese Orientale reperti anche da Balocco, Crescentino e Motta de’ Conti

Archeologia Una sala del museo livornese

È stato inaugurato sabato 8 settembre il MAVO - Museo Archeologico del Vercellese Occidentale – la nuova esposizione museale a Livorno Ferraris, interamente dedicata a reperti archeologici della provincia di Vercelli.

Per comprendere la genesi di questa esposizione, abbiamo parlato con Francesca Garanzini, funzionario archeologico del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, che, su progetto di Angela Deodato e su coordinazione dei lavori di Elisa Panero, ha collaborato all’allestimento del museo. «Il progetto ha origini remote», spiega Garanzini; «l’idea è nata con gli scavi cominciati a Livorno Ferraris a inizio degli anni 2000 per la realizzazione della linea ferroviaria Alta Velocità Torino-Milano. Durante i lavori, infatti, si è rinvenuta una necropoli romana formata da circa duecento tombe, e questo ha destato un grande interesse a livello locale».

«Successivamente - prosegue - la Soprintendenza ha deciso di organizzare una mostra documentaria su quanto trovato; dopodiché si è iniziato a discutere sulla possibilità di fondare un museo».

Dopo aver restaurato tutti i reperti ed aver individuato il luogo da adibire a sede museale - il complesso di Sant’Agostino - si è quindi proceduto ai lavori.

«L’esposizione attualmente allestita non si limita a presentare i corredi di Livorno Ferraris, ma restituisce anche la storia della parte sud della provincia di Vercelli; i nuclei, infatti, provengono anche da Balocco, dall’importante necropoli di Crescentino, e da Motta de’ Conti». Inoltre, il percorso è arricchito da pannelli esplicativi che, creando collegamenti utili al visitatore, danno vita a un percorso che attraversa il corridoio principale e le quattro sale espositive.

L’archeologa sottolinea poi come, nell’ambito delle diverse iniziative proposte, il Comune di Livorno Ferraris e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli abbiano «sottoscritto una convenzione con l’Università di Pavia che, da due anni a questa parte, lavora a progetto di ricerca sul territorio di Livorno.

A questo proposito, il 22 settembre sono stati resi pubblici con una conferenza - affiancata dalle visite al museo - i risultati degli studi condotti finora che hanno individuato un’altra vasta necropoli».

Un territorio, quello di Livorno Ferraris, che potrebbe quindi riservare ancora molte sorprese.

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