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17 Ottobre 2018 - 18:35
Giovanni Perini è accusato del delitto
Svolta nelle indagini sull’omicidio di Antonello Bessi, riparatore di biciclette, ucciso con tredici coltellate nel suo laboratorio di via Walter Manzone il 4 settembre scorso. Venerdì 5 ottobre la Procura della Repubblica di Vercelli ha emesso un decreto di fermo di indiziato di delitto per il reato di omicidio a carico di Giovanni Perini, 70 anni, pensionato, residente a Vercelli in corso Prestinari e, prima, a Crescentino. La Polizia (la Squadra Mobile di Vercelli in collaborazione con il Servizio Centrale Operativo) ha prelevato l’uomo nella mattinata di sabato 6. Martedì 9, poi, il giudice per le indagini preliminari ha convalidato il fermo stabilendo per Perini la custodia cautelare in carcere.
L’indagine è ancora aperta: ci sono infatti diversi interrogativi, primo tra tutti quello del movente che per ora «resta insito nella testa di Perini», ha detto il sostituto procuratore Francesco Alvino, titolare del fascicolo. Gli indizi punterebbero su questioni economiche, ma non è ancora chiaro perchè Perini si sarebbe accanito così su Bessi. Inoltre l’arma del delitto non è stata trovata.
Perini, interrogato, prima si è attribuito le responsabilità dell’omicidio, dando pochi particolari, poi in fase di convalida ha ritrattato tutto. Da chiarire anche la posizione di suo figlio Vincenzo, 45enne residente nel Milanese, che è indagato per concorso in omicidio: agli investigatori avrebbe detto che il padre gli aveva confessato di essere stato l’autore del delitto.
Il provvedimento di fermo del 70enne si è reso necessario, quando ancora le indagini erano in corso, per il pericolo di fuga.
Tra gli indizi a carico di Perini diverse immagini catturate dalle telecamere di via Walter Manzone che hanno ripreso una figura in bicicletta che si allontana dalla zona dove è stato commesso l’omicidio. Le tempistiche combaciano, anche in base ai tabulati telefonici. Inoltre in casa di Perini sono stati trovati dei vestiti compatibili con quelli dell’uomo ripreso in bicicletta nei pressi della bottega di Bessi nella mattinata del 4 settembre. Perini ha sempre negato di essere stato in via Manzone nella mattinata del delitto, dicendo che non vedeva Bessi da tre settimane. Gli investigatori hanno trovato traccia di una telefonata a Bessi da un’utenza in uso a Perini, anche se lui non era il titolare, il giorno prima del delitto.
A mettere gli inquirenti sulla pista che ha portato al fermo è stato Giuseppe Bessi, padre di Antonello: è stato lui a parlare agli investigatori di «un certo Giovanni». Era Perini, rintracciato perchè il suo numero era nella rubrica del telefono della vittima. Perini, sentito più volte, è caduto in palesi contraddizioni, dando risposte che non hanno convinto gli inquirenti. Nei confronti suoi e del figlio sono state avviate attività tecniche d’urgenza e «per le evidenze probatorie emerse» sono state effettuate delle perquisizioni. Durante una di queste in casa di Giovanni Perini sono stati trovati oltre cinquemila euro: troppi, secondo gli investigatori, per la sua pensione che è inferiore ai mille euro mensili. Sotto la lente di ingrandimento anche altri duemila euro di acconto per l’acquisto di un’auto che Vincenzo Perini ha versato la mattina del delitto.
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