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06 Ottobre 2018 - 17:06
La discarica “Alice 3”
Il Movimento Valledora esprime interrogativi e critiche sul progetto di chiusura della discarica Alice 3 discusso durante la conferenza dei servizi svoltasi in Provincia il 18 settembre. Il gestore del sito ha infatti presentato una “messa in sicurezza permanente” basata sulla realizzazione di un parco fotovoltaico dalla potenza di 2,5 Mpw: le fasi di gestione e post-gestione della discarica saranno sostenute economicamente grazie ai proventi della vendita dell’energia elettrica prodotta.
Proprio su questo punto il Movimento Valledora vuole vederci chiaro: «In primo luogo - ha dichiarato Anna Andorno - chiediamo chi pagherà la realizzazione dell’impianto fotovoltaico, ma soprattutto ci domandiamo chi incasserà i proventi. Se sarà la ditta che ha in carico la discarica... allora è un problema, perché i proventi dovrebbero essere totalmente reinvestiti dagli enti per la gestione futura del sito che, ne siamo certi, dovrà far fronte a diverse situazioni problematiche».
La discarica di Alice negli scorsi decenni è nata male e cresciuta peggio: iniziata come cava, poi utilizzata nei due lati più corti come discarica di rifiuti urbani e assimilabili agli urbani (discariche denominate Alice 1 e Alice 2) è stata oggetto di un recupero, realizzato con il riempimento del «buco» rimasto in mezzo alle due vasche: e questa terza vasca è stata denominata “Alice 3”. Nel 2006 si è scoperto che l’impianto rilasciava percolato e fino al 2014 si è lavorato ad un progetto di recupero.
«Questo progetto di realizzazione di un parco fotovoltaico su una discarica così problematica non ci convince» aggiunge Alba Riva, altra referente del Movimento Valledora; «in ogni caso i lavori devono prevedere un corretto ripristino ambientale e la totale sicurezza del sito. Soprattutto il peso dell’impianto fotovoltaico non dovrà incidere negativamente sulla stabilità della discarica e non dovrà deformare i pozzi di estrazione».
Infine le osservazioni del Movimento Valledora si appuntano sulla realizzazione del “capping”, cioè la chiusura con terra e teli al di sopra degli strati di rifiuti: «Dal progetto si capisce che si intende sostituire parte del terreno agrario di copertura con prodotti provenienti dal trattamento dei rifiuti dopo il pocesso “end of waste” e successivamente, se approvato, installare un parco fotovoltaico. In questo contesto ci domandiamo se il materiale prodotto dal trattamento dei rifiuti e usato a copertura della discarica sarà controllato a dovere e da chi. Speriamo che la Provincia si esprima e indichi con precisione i dettagli di questi passaggi, a nostro avviso necessari per garantire la tutela del nostro territorio già così martoriato».
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