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Ombre su Torino
26 Settembre 2024 - 22:25
Dopo anni di botte, stupri e terrore, lo hanno ucciso, fatto a pezzi e infilato in un freezer. Così è morto il padre orco
È come se quella scena fosse destinata a ripetersi per sempre.
Siamo a None, una ventina di km a sud di Torino, e Pier Luigi è andato a prendere la sua fidanzata che abita in un vecchio casolare diroccato in via Roma 121.
È fermo sulla sua utilitaria che l’aspetta, non di fronte casa, ma qualche centinaio di metri più in là, in via De Gasperi. La vede sbucare da dietro l’angolo e, come ogni volta, sente il cuore mettersi a battere all’impazzata. Franca Maria è maggiorenne da poco e, nonostante non si trucchi e si vesta in maniera quantomeno castigata per la fine degli anni ’80, è bellissima.
Pier Luigi e Franca Maria
La chioma corvina, l’espressione malinconica, gli occhi tristi ma profondi come il mare: per il suo amante è una specie di semidea. La fanciulla sale in auto e, come se fosse Superman nella sua celebre cabina telefonica, inizia a trasformarsi in quella che è ma che la vita di tutti i giorni gli impedisce di essere. Si sfila i pantaloni e si mette una gonna, si scioglie i capelli, si passa la matita intorno alle palpebre e con un rossetto viola si colora le labbra.
Pier Luigi le sorride ma lei, improvvisamente, scoppia in lacrime. Il motivo ha a che fare con quell’abbigliarsi quasi monacale, col suo sguardo sempre tetro, col compagno che la deve attendere lontano da dove abita. Tutto è riconducibile a suo padre, Graziano Bauso, che, quel giorno come mille altri, ha riempito di botte Franca Maria, sua madre Grazia Fichera e suo fratello Vito.
Graziano Bauso
Bauso, 46 anni originario della provincia di Enna ma da 25 a None, è un operaio disoccupato da qualche anno che riversa totalmente le sue frustrazioni sulla famiglia. Lo definiscono un padre-padrone e, a parte schiaffi e pugni ai congiunti, viene descritto come dedito all’alcol e alla violenza sessuale nei confronti della moglie.
Le tensioni tra i Bauso scoppiano per i motivi più svariati. Ad esempio, alla fine delle scuole medie, Franca Maria vorrebbe mettersi a lavorare come parrucchiera ma il padre la obbliga, sempre a schiaffoni, ad iscriversi a ragioneria: viene bocciata ma lo nasconde a tutti per paura di ulteriori ritorsioni. Oppure una sera si presenta a cena con i capelli tagliati a caschetto e per punizione viene rinchiusa dentro casa per un mese.
A Grazia Fichera non va di certo meglio. Sposatasi nell’ambito di un matrimonio combinatole dai genitori nel 1971, quando Bauso rimane disoccupato è lei a guadagnare i soldi necessari per gestire il ménage familiare, lavorando alla Fiat di Rivalta.
Grazia Fichera
Nonostante questo, il denaro frutto della sua fatica finisce in un conto corrente condiviso col coniuge sul quale, ovviamente, quest’ultimo ha sempre l’ultima parola: se un vestito per i figli costa 50 mila lire Grazia deve inventarsi di averne spese solo 20 mila.
Una frase di Bauso racconta questa storia più di tante parole: “E’ giusto che i figli crescano con le botte, aggiustano le ossa”. Oltretutto, se non bastasse, l’uomo pare che abbia anche delle storie extraconiugali, di cui una più importante delle altre. È con questa donna che sparisce l’8 agosto 1991. Se n’è andato in Brasile, non tornerà mai più. Per Franca Maria, Grazia e Vito è una liberazione.
Sembra che siano improvvisamente rinati ma il loro idillio dura tredici mesi. Fino al 21 settembre 1992.
Quel giorno i carabinieri si presentano in via Roma 121 seguendo le tracce di un tossicodipendente, il ventisettenne Marcello Fornarone, che era sotto intercettazione da qualche giorno. In particolare, a far scattare il blitz è una telefonata in cui il giovane parla con Grazia Fichera. «Allora, quando facciamo quel fatto?» chiede lei impaziente. «Lo facciamo dopo che mi avete dato quei quattro milioni» ribatte l’altro.
Marcello Fornarone
Sembra un tentativo d’estorsione ma è il preludio della scena di un film dell’orrore. Arrivati sul posto, gli inquirenti chiedono alla Fichera per quale motivo dovesse quella cifra a Fornarone ma la signora non risponde, facendogli cenno di seguirla in cortile.
Qui, seppellito sotto un palmo di terra, gli mostra un freezer. All’interno, a bagno nell’acido cloridrico, il corpo di uomo in avanzato stato di decomposizione: è Graziano Bauso. Non è scappato in Brasile con l’amante, è lì da tredici mesi.
La confessione di Grazia Fichera ha il sapore di una doppia liberazione. Da un lato i racconti delle violenze quotidiane subite da lei e dai figli, le frustrazioni di una vita, l’esplosione improvvisa di tutto il rancore accumulato per anni; dall’altra la fine dei ricatti, delle richieste di soldi e lo svelamento di un orrendo segreto che prima o poi sarebbe venuto a galla comunque.
Il piano per sbarazzarsi del padre-padrone scatta proprio la sera dell’8 agosto 1991. La famiglia è riunita a cena e c’è pure un’ospite, un’amica di Franca Maria dedita agli stupefacenti che si chiama Romilda Odin.
Romilda Odin
Quella sera la portata principale è una minestra di verdure, ma nel piatto di Bauso moglie e figlia hanno sciolto undici pastiglie di Roipnol, un potente sonnifero, mettendone pure due in quello di Vito in modo da non coinvolgerlo nell’omicidio.
Una volta stramazzato in un sonno profondo sul divano, Romilda Odin gli inietta una dose letale di eroina che lo manda al creatore dopo pochi minuti. Le tre donne sollevano a fatica il cadavere e lo mettono nel congelatore che prima resta in casa per un mese e poi, una volta che il corpo ha iniziato a deteriorarsi, viene sotterrato in giardino.
È a questo punto che la Odin, pur essendo l’autrice materiale, inizia a ricattare la Fichera riuscendo a farsi consegnare 18 milioni di lire in contanti e una utilitaria per il fidanzato del valore di 12 milioni.
Il fatto è che Romilda non si tiene quella storia per sé ma la racconta ai suoi amici tossici che iniziano anche loro a batter cassa. In particolare, a presentarsi in casa Bauso sono Marcello Fornerone e il suo complice Massimo Perazzolo: in cambio di quattro milioni promettono di tacere per sempre sulla vicenda e di fare sparire il freezer.
A processo, le dichiarazioni di Franca Maria e Grazia rivelano la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Non solo gli schiaffi, gli insulti, le continue angherie. Nell’ultimo periodo Graziano Bauso era andato oltre e, dopo le ripetute violenze sessuali a cui costringeva la moglie, aveva iniziato a rivolgere le sue morbose pulsioni nei confronti della figlia.
In particolare, due giorni prima del delitto, dopo aver bevuto parecchio vino aveva tentato di strappare la camicetta alla ragazza che si era ribellata solo dopo che la madre si era messa di mezzo, rimediando un sacco di botte. È in quel momento che due povere vittime si sono trasformate in carnefici.
Tra il 1994 e il 1996 i vari gradi di giudizio condannano Grazia Fichera a 16 anni, Franca Maria Bauso e Romilda Odin a 17 anni per concorso in omicidio volontario e 3 anni per Fornarone e Perazzolo per estorsione.
Una storia terrificante, almeno in parte, dal lieto fine. Franca Maria e Pier Luigi si sposano in carcere il 7 dicembre 1993: probabilmente per coronare il loro amore l’unica maniera era sbarazzarsi di quel padre-padrone e farlo finire in un congelatore.
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