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Italia a destra

Patria e Nazione

Una «certa idea» di patria e nazione è fuori dal lessico contemporaneo

Giorgia Meloni

Giorgia Meloni, presidente del consiglio

Bisognerà interessarsene. Bisognerà studiare. Occorrerà famigliarizzare con un uso delle parole che avevamo dimenticato, solo più proposto nei documentari o letto nei manuali scolastici. Anticipando di un paio di giorni la festa della Repubblica, la Biblioteca del Senato ha promosso un convegno su «Nazione e Patria, idee ritrovate».

Un titolo intrigante, data l’attualità dell’argomento, un incontro denso al quale ha partecipato con un videomessaggio (Berlusca docet) Giorgia Meloni. La presidente non ha perduto tempo e ha offerto una lettura revisionistica (utilizzo questo termine non a caso) dei termini di «patria» e «nazione», commettendo un errore che gli storici in aula (per assenza di contradditorio) e i giornalisti sui quotidiani (per piaggeria?) non le hanno rimproverato. 

Per Meloni, grazie all’avvento della destra al governo, «queste due idee [patria e nazione] sono uscite da una marginalità nella quale per decenni erano state relegate», facendo torto ad almeno due presidenti della Repubblica. Furono infatti Carlo Azelio Campi e Giorgio Napolitano a togliere dal cono d’ombra l’amor patrio.

Che dire poi della reiterata locuzione «l’Italia risorgerà» del presidente Oscar Luigi Scalfaro proprio quando il Paese, sconvolto dagli scandali che travolsero un’intera classe politica, non aveva che la sua salda, ferma, democratica guida? 

Per la presidente Meloni, fino ad ora, le idee di patria e nazione sarebbero state considerate, «a torto, idee retrograde, reazionarie, obsolete se non addirittura pericolose a tratti». Inutile girarci intorno: sì, una «certa idea» di patria e nazione è fuori dal lessico contemporaneo.

Il motivo lo ha ben spiegato un professorone di diritto costituzionale in un corposo saggio del 2019 pubblicato su una rivista specializzata.  Le incomprensioni e i malintesi – ha argomentato il prof – sono divenuti parte integrante del discorso sulla nazione «perché costantemente alimentati da una cultura protesa a identificare la nazione con il popolo, con l’etnia (lingua, religione, cultura) e, in taluni casi, addirittura con la biologia e la razza».

Insomma, «la nazione ha due facce». «Essa ha significato, nella storia europea, comunanza etnica, nazionalismo razziale, Blut und Boden [sangue e suolo], ma anche, in altri contesti costituzionali, universalismo dei diritti, eguaglianza, tutela dello straniero. È a questa seconda idea di nazione che si richiama la Costituzione italiana».

Per farla semplice: no alla nazione come «sangue e suolo», sì «alle ragioni dell’internazionalismo, del ripudio della guerra, della tutela dello straniero, dell’eguaglianza dei diritti. È da questa originale opzione, diversa dal cosmopolitismo e avversa al nazionalismo, che discende l’idea di «nazione repubblicana». 

Della «comunità di destino», intesa come «la consapevolezza di essere legati da interessi comuni, da bisogni comuni, da esigenze comuni», parleremo un’altra volta. 

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