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Troppa concorrenza, Vodafone conferma i tagli

Oggi, presso la sede di Unindustria a Roma

Sede Vodafone

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Oggi, presso la sede di Unindustria a Roma, Vodafone ha presentato alle segreterie nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Uil Telecomunicazioni un piano di riduzione dei costi che prevede circa 1000 eccedenze di personale, metà delle quali nel settore Customer Care. Tuttavia, l’azienda ha dichiarato di volerle gestire in continuità con il recente passato, utilizzando gli strumenti individuati attraverso la contrattazione di anticipo.

PIETRO GUINDANI PRESIDENTE VODAFONE ITALIA

I numeri sono preoccupanti: il settore delle telecomunicazioni, che 10 anni fa contava 42 miliardi di ricavi e nel 2021 circa 28, vedrà una riduzione ancora maggiore nel 2022. Il problema sono le tariffe sempre più basse e l’eccessiva competitività dovuta alla presenza di un numero spropositato di operatori. Vodafone ha sottolineato che nel 2022 la situazione sarà ancora più drammatica a causa della guerra in Ucraina, della crisi energetica, dell’aumento dei costi delle materie prime e dell’inflazione galoppante.

“In questi anni abbiamo cercato di semplificare le offerte, passando da 130 disponibili a 5, ma non è stato sufficiente!” hanno dichiarato i rappresentanti aziendali. Ad oggi, la multinazionale inglese conta 5700 dipendenti in Italia, di cui 500 a Ivrea.

I sindacati hanno espresso la loro ferma opposizione a un percorso senza una chiara inversione di tendenza e senza un confronto con il Governo. “Non può essere sempre la riduzione dell’occupazione la leva principale per contrastare il calo dei ricavi” hanno scritto in un comunicato. 

“Non è possibile che le lavoratrici e i lavoratori siano l’unico interlocutore al quale chiedere sacrifici. In assenza di una inversione di tendenza anche nell’approccio di Vodafone, sarà complicato condividere percorsi così invasivi che coinvolgono il 20% dell’intera forza occupazionale.”

È incredibile che un settore che dovrebbe essere il volano per la digitalizzazione del paese rischi il default. 

La scorsa settimana, il segretario nazionale UGL Telecomunicazioni, Stefano Conti, aveva annunciato tutto ciò che sta accadendo e aveva evidenziato la necessità di un quadro normativo adeguato sia a livello europeo che nazionale.

Conti ha inoltre puntato il dito sulla delocalizzazione delle attività di rete e dei contact center, sulla concorrenza sregolata di Google, Amazon o Facebook e sull’avanzata di sistemi di automazione ed intelligenza artificiale.

La Uilcom si è schierata in prima linea contro l’azienda: “Parliamo di un’azienda che in 10 anni ha dimezzato il personale (erano 10 mila i dipendenti). Non possiamo continuare a subirli a discapito delle persone che sono le uniche a pagare un prezzo importante...”

La notizia degli esuberi era stata data per la prima volta dal Financial Times nel gennaio scorso.

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