Dopo le dichiarazioni del ministro dell'Interno Salvini e la sentenza della Cassazione di fine maggio, molti produttori e venditori di prodotti a base di cannabis light si sentono al centro di controlli eccessivi, sequestri e denunce per spaccio, azioni - sostengono - che minano la loro attività imprenditoriale. Per questo a Torino una trentina di loro ha costituito un comitato spontaneo, il Comitato lavoratori e imprese della canapa (Clic), e chiede un incontro con le autorità. "Le forze dell'ordine non hanno una linea comune da seguire", afferma l'avvocato Gianluca Visca, che assiste alcuni negozianti del comitato. "Vogliamo un incontro con le istituzioni", dichiara Fabio Cavrini, uno dei negozianti che hanno costituito il comitato. In particolare, vorrebbero parlare a questore, prefetto, procuratore, ma anche con gli assessori alla Sicurezza e al Commercio della Città di Torino: "I legislatori ci metteranno anni a decidere. Le autorità ci vengano incontro", dice ancora Cavrini. Secondo gli aderenti al Comitato lavoratori e imprese della canapa (Clic), a Torino i controlli sulle attività legate alla coltivazione e alla vendita di prodotti a base di cannabis light sono molto severi. "Percepisco un atteggiamento intimidatorio", afferma uno dei rappresentanti del comitato, Fabio Cavrini. Marco Mirabelli, 26 anni, ha aperto il suo negozio a San Salvario tre anni fa ed è stato uno dei primi a subire i controlli dopo la sentenza. "Ai primi di giugno ho subito un sequestro e una denuncia per spaccio - racconta il titolare di Miracanapa Hemporium -. Mi hanno detto che posso vendere solo prodotti con Thc (il principio attivo, ndr) pari a zero". La legge 242 del 2016 consente la vendita di prodotti con Thc fino allo 0,6 per cento, ma dopo la sentenza della Suprema corte c'è molta incertezza e discrezionalità. Marco Paviotti è il titolare di CbWeed e ha subìto un sequestro: "Martedì scorso due agenti hanno preso merce per 600 euro, metà del magazzino". Per la campionatura destinata alla analisi a una coltivatrice, invece, sono stati sequestrati 800 grammi di prodotto dal valore ingente: "Bastava una piantina per ogni lotto", dice l'avvocato Gianluca Visca. Il Comitato ricorda che ogni prodotto è tracciato e analizzato dal produttore al negoziante. La loro, ribadiscono coltivatori e commercianti, è un'economia legale su cui pagano tasse. "Siamo imprenditori e vorremmo essere trattati come persone civili", aggiunge Marco Balloco del negozio Cannabitx.
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