I pescatori diventano "spazzini" del mare, potranno portare a terra, senza più il timore di essere accusati di traffico di rifiuti, la plastica finita accidentalmente nelle loro reti. E' la ratio del disegno di legge 'Salva mare', per la promozione del recupero dei rifiuti in mare e per l'economia circolare, che ha avuto il via libera unanime dal Consiglio dei ministri e che dovrebbe approdare in Aula alla Camera a giugno. "Ce l'abbiamo fatta, è iniziata la guerra alla plastica. Siamo solo al primo passo ma fondamentale" esulta il ministro dell'Ambiente Sergio Costa ricordando che quella della plastica in mare è un'emergenza planetaria con oltre otto milioni di tonnellate che ogni anno inquinano mari e oceani, secondo le stime dell'Onu. E per l'Italia la plastica è una grande minaccia visto che è bagnata per 2/3 dal mare: intervenire su questa bomba ecologica, che ha effetti anche nella catena alimentare, non è più procrastinabile. I pescatori potranno portare a terra la plastica, come rifiuto equiparato a quelli prodotti dalle navi, e lasciarla nelle isole ecologiche che saranno allestite nei porti. Secondo il provvedimento che Costa ha ribattezzato #SalvAmare, i pescatori potranno avere un certificato ambientale e la loro filiera di pescato sarà adeguatamente riconoscibile e riconosciuta. Il ministero dell'Ambiente lavorerà con quello delle Politiche agricole per introdurre i meccanismi premiali e i benefici per la filiera ittica green. Il 95% dei rifiuti in mare aperto è plastica e il 90% degli uccelli marini ha nello stomaco dei frammenti di plastica. L'Italia è il terzo paese del Mediterraneo a disperdere più plastica nel mare con 90 tonnellate al giorno secondo le stime. Una busta di plastica rimane in mare 20 anni, un bicchiere 50 anni e fino a 600 anni per un filo da pesca. L'impatto economico sul settore pesca in Europa è stimato intorno ai 61,7 milioni di euro, ricorda il ministro aggiungendo che "se non si cambia rotta, nel 2025 gli oceani conterranno una tonnellata di plastica ogni 3 tonnellate di pesce ed entro il 2050 ci sarà in peso più plastica che pesce". Nel ricordare che "la plastica si scompone in pezzi sempre più piccoli che vengono ingeriti da pesci e specie marine, entrando nella catena alimentare", la deputata Leu Rossella Muroni - che ha depositato lo scorso luglio una proposta di legge sui 'pescatori-spazzini'- spiega che l'obiettivo è il risanamento dell'ecosistema marino. "Un cambiamento di prospettiva a 180 gradi" commenta il presidente di Legambiente Stefano Ciafani spiegando che il contributo dei pescatori "sarà significativo". Critica Greenpeace secondo cui "non si può fare affidamento solo sulle attività dei pescatori". Nel rilevare che "la pesca a strascico ha come conseguenza anche la produzione di una quantità copiosa di rifiuti", l'ong suggerisce di abbinare "meccanismi stringenti di Responsabilità Estesa dei Produttori". L'eurodeputata Pd Simona Bonafè auspica che "il ministro Costa recepisca anche la direttiva europea sul divieto di uso della plastica monouso, convincendo anche i suoi alleati a cambiare idea rispetto al voto contrario a Strasburgo".
Commentiscrivi/Scopri i commenti
Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce
Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter
...
Dentro la notiziaLa newsletter del giornale La Voce
LA VOCE DEL CANAVESE Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.