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10 Dicembre 2016 - 12:19
Salone del libro
Ricomporre, evitare di creare schieramenti culturali. E' quello che vogliono e stanno cercando di fare Chiara Valerio, responsabile del programma generale della nuova fiera milanese dell'editoria 'Tempo di libri' e Nicola Lagioia, nuovo direttore editoriale del Salone del Libro di Torino. Due città "come fossero una" e la "collaborazione sempre più stretta di quella che vorremmo considerare un'unica manifestazione nazionale" come auspicano gli editori Alessandro e Giuseppe Laterza che hanno inviato una lettera a Lagioia e Valerio, stasera protagonisti alla fiera della piccola e media editoria 'Più libri più liberi' di un incontro su 'A che servono i Saloni?', moderato da Lidia Ravera.
"Quello di Laterza è un messaggio per uscire dalla logica del muro contro muro" ha detto Lagioia che, con la Valerio, ha accolto la proposta di Laterza "di tenere a Milano e a Torino una nuova edizione delle nostre 'Lezioni di Storia' dedicata alla Storia d'Italia, attraverso le 100 foto più significative.
Il ciclo, composto da quattro lezioni, si potrebbe svolgere per le prime due lezioni a Milano e per le ultime due a Torino, come se fossero un'unica città". Lusingati dalle dichiarazioni dell'editore che ha sottolineato di aver deciso di partecipare alle due manifestazioni in "questa chiave innovativa" dopo la loro "nomina a direttori", Valerio e Lagioia hanno spiegato: "Faremo le lezioni che ci propongono, due a Milano e due a Torino" e hanno confessato di "sentirsi ogni sera, raccontarsi le cose, come è andata". "Non so se a insaputa dei nostri vertici" ha ironizzato Lagioia.
Sulla vicenda che ha portato a due Saloni, Lagioia ha spiegato nell'affollatissimo incontro: "C'è stata una cesura editoriale, ci hanno chiamato a riparare un danno. Ma il problema della cesura non c'entra con i due saloni, ma con il modo in cui si concepisce l'editoria e quella industriale è destinata al suicidio. Mondadori, negli anni d'oro di Saviano e Paolo Giordano, aveva creato un canale privilegiato, faceva anche politica culturale. I cocci che gli editori stanno raccogliendo in questi anni sono dovuti al fatto che si è persa l'idea che l'editoria fosse un laboratorio di idee". E poi ha aggiunto: "Ragazzi non dite due Saloni. Rimbocchiamoci le maniche, un'idea vale molto di più della curva sud e curva nord". La Valerio ci ha tenuto a sottolineare: "La responsabilità che abbiamo è di essere affidabili dal punto di vista culturale, senza fare gare. Dobbiamo far sì che la cultura pieghi il piano politico".
Per la curatrice del programma generale di 'Tempo di libri' la proposta di Laterza "è un esempio pratico di come si può fare. La lettera giunge bene e gradita perché io e Nicola stiamo davvero facendo un lavoro di ricomposizione. E vorrei invitare come editori anche i festival, le piattaforme che costituiscono altre forme di lettura. Il modo di leggere è cambiato".
E mentre Lagioia ha ammesso di "sentire addosso la responsabilità del programma del Salone del libro di Torino che è la storia di tutti noi. Molte case editrici sono nate lì", la Valerio ha sottolineato che "l'occasione che fornisce la nuova fiera di Milano è di pensare una cosa da capo, a partire dalle sale e io ho pensato di partire da una idea semplice, dall'alfabeto. Posso fallire, ma lo voglio fare in maniera grandiosa e non sto cercando di portarmi a casa la prossima fiera contro il Salone di Torino".
Riflessioni anche sulla lettura "che rende migliori mentre si legge" e sul mistero del perché le fiere e i saloni sono affollatissimi ma gli italiani non leggono. "Parlare di libri non è leggere libri" ha spiegato Lagioia. E la Valerio ha precisato: "Il pusher in letteratura non funziona".
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