Figurarsi se poteva finire così. Con 9milioni di euro da ripianare a carico dei 52 comuni del bacino altocanavesano. In quattro ricorreranno contro il Lodo Asa. Sono Feletto, Busano, Oglianico e Pertusio. Impugneranno l’arbitrato convinti che non spetti a loro pagare per i danni della società castellamontese, oggi fallita e sostituita da Teknoservice. Chiaro che la decisione potrebbe sortire effetti devastanti. Per gli uni e per gli altri. Se dovessero vincere loro, i quattro “ribelli”, allora tutti gli altri - ed è uno dei timori che attanaglia chi ha deciso di sborsare - potrebbe trovarsi il fiato sul collo della Corte dei Conti e finire nei guai addirittura per danno erariale. Viceversa, se i quattro ricorrenti dovessero perdere allora il conto potrebbe diventare decisamente più salato... L’arbitrato aveva questo scopo: evitare la causa civile cercando la mediazione col commissarrio Stefano Ambrosini. E per permettere ai comuni di pagare il Ministero aprirebbe uno spiraglio nella prossima finanziaria concedendo la possibilità di sforare il Patto. Solo tre comuni, tuttavia, hanno i soldi, liquidi, per saldare subito i conti. Sono Rivarolo, Favria e Bosconero. Tutti gli altri? Dovranno rateizzare o indebitarsi con le banche. Stefano Filiberto, sindaco di Feletto, non ci sta. “Se il Lodo è giusto - va all’attacco il felettese - allora perché la cifra è scesa fino a 9 milioni di euro euro? La transazione poteva risolta al cinquanta per cento. Significa che qualcosa non torna. Che forse c’è la possibilità per vincere la causa. E cosa faremo: un mutuo per pagare? Ci indebiteremo con le banche?”. Filiberto è tra i più agguerriti. “I debiti non li ha fatti il comune - ribadisce -. Li ha fatti Asa e c’è chi ha ammesso di aver falsificato i bilanci. Per cui che cosa vogliono chiedere ancora ai comuni? Poi si tratta di un consorzio pubblico, non privato, è chiaro. Ma bisogna rivalersi su chi ha provocato i danni e non sui soci”. I quattro comuni si sono già rivolti all’avvocato Dal Piaz di Torino ma non escludono di chiedere altri pareri legali. “Ed è anche una questione di principio e di prestigio dei ruoli . aggiunge Filiberto - . Con Ambrosini bisognava battere i pugni sul tavolo invece di accettare tutto ciò che lui chiedeva. Perché non siamo andati a Roma? Perché non siamo andati dal Ministero? Noi lo abbiamo chiesto. Non siamo minimamente stati ascoltati. Succedeva in assemblea dei sindaci. Adesso basta. Viva il political correct. Danneggiamo i nostri cittadini perché siamo political correct!”. Come andrà a finire? Il buco è grande 37 milioni di euro. Lo dice lo Statuto ed è scontato in economia: i debiti di una società vanno ripartiti tra i soci. Ed è ciò che l’avvocato Scaparone ha ricordato ai 52 sindaci del bacino. Ma è anche vero che i Comuni, già nel 2008, quando la voragine era ancora un puntino nero, avevano provveduto, e già allora dopo molte resistenze, alla ricapitalizzazione. Andando in causa, passato il ricorso in Appello e quello in Cassazione, la cifra degli odierni 37 milioni di euro, mettendoci sopra gli interessi, potrebbe ancora lievitare. L’arbitrato non è ancora stato notificato e dopo la notifica ci saranno novanta giorni di tempo per presentare ricorso o per pagare. Nel frattempo, per tutelarsi, molti i Comuni hanno deliberato l’impignorabilità delle giacenze di cassa presso la tesoreria comunale relative alle spese obbligatorie (stipendi; servizi pubblici locali indispensabili come rifiuti, scuole e illuminazione pubblica; rate dei mutui). Stanno mettendo, cioè, al riparo dallo spettro di Asa, le risorse necessarie per la gestione quotidiana dell’ente, in attesa di provvedimenti da Roma.
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